L’estate è alle porte e mentre l’anticiclone Hannibal lascia il posto al suo successore Scipione, insieme agli abiti pesanti si ripongono negli armadi anche abbondanti dosi di decenza. E’ infatti il periodo preferito dai cafoni per mettersi in mostra. Posseduti dal morbo dell’inopportunità, questi novelli fenomeni metropolitani danno spettacolo di se sfoggiando spesso mise raccapriccianti. Abbigliati in maniera orrenda esibiscono i loro bermuda fiorati abbinati ad un maglione, con l’immancabile calzino bianco che fa capolino dalle scarpe da ginnastica in tonalità fluo. Ma forse è solo un’iniziativa di solidarietà e di accoglienza verso i turisti tedeschi, che in giro per il centro storico il calzino lo indossano con i sandali.

In questa estate ancora in embrione manca un bel programma di iniziative, quelle che una volta tutte insieme venivano definite come “L’estate Romana”. Un periodo in cui dal centro alle periferie, i parchi e le piazze ospitavano iniziative culturali ma anche semplici occasioni di socializzazione. Un modo per stare insieme, per uscire la sera e ritrovarsi sotto il cielo estivo di Roma a condividere quattro chiacchiere e una birra in compagnia. Modalità di intrattenimento che forse non ci appartengono più, oppure che l’amministrazione cittadina non ha più la forza di stimolare nei suoi cittadini investendo in una programmazione estiva oggi ridotta all’osso.

In questo interessante banchetto della ricreazione estiva si sono inseriti a forza i privati con eventi a vario titolo. Belle vetrine per mettersi in mostra, ma spesso povere di contenuti culturali. Non sempre però, come nel caso di Vinòforum, dove per dieci giorni dal 3 al 12 giugno sarà possibile assaggiare i vini provenienti da tutte le parti d’Italia, insieme alle eccellenze della cucina presentate dai grandi Chef. Un inno all’enogastronomia, fortunatamente ancora un biglietto da visita del Made in Italy. Tra le mostre interessante quella di Botero allestita al Vittoriano fino al 16 luglio, che attraverso cinquanta opere dell’artista ripercorre la sua carriera.

Intanto a palazzo continuano le grandi manovre e il fastidioso dialogo tra le forze politiche. Lo scopo è quello di arrivare ad una legge elettorale che in autunno dovrebbe permettere di votare. Uno dei burattinai della commedia è incredibilmente Renzi, sempre più simile alla caricatura che il Comico Crozza ne fa in Tv. Con la sua faccia di bronzo a prova di figure meschine è tornato sul pulpito. Come se niente fosse fa la morale a destra e a manca, dimenticando il suo fallimento politico e il conseguente ritiro dalla scena politica che aveva promesso con tronfia arroganza, insieme alla sua banda capitanata dalla ministra Boschi.

In campidoglio invece calma apparente, Roma va avanti nella solita sciatteria ma sembrerebbe che il ritardo di operatività sia dovuto alla lunghezza delle gare d’appalto. Pare che dopo una lunga stagione di affidamenti diretti degli appalti pubblici agli amici degli amici si sia passati alle gare pubbliche, ma questo comporta un iter che si allunga di qualche mese. Se però questa procedura riuscirà a bloccare il flusso di denaro sperperato nel nulla e a migliorare i servizi della capitale, forse vale la pena pazientare ancora un po’ per verificarlo. Presto si capirà se Roma si avvia ad una nuova stagione di decoro pubblico o se anche il M5s è destinato a sparire nel nulla. Nell’attesa, gran parte della cittadinanza è stata coinvolta per alcuni giorni dalla fine di una lunga storia d’amore. Un popolo che visto da fuori sembra un branco di matti. Ma del resto succede anche a Siena con il Palio, a Pamplona con la corsa dei Tori o a Ivrea con la guerra delle arance di carnevale. Chissà in quante altre parti del mondo il sentimento popolare sfocia in modi incomprensibili agli altri. Qui a Roma la passione calcistica raggiunge livelli incredibili, ma raramente al mondo era successo che la tifoseria entrasse in simbiosi totale con un suo campione. Un giocatore che nel tempo ha travalicato il suo ruolo diventando un sinonimo della città stessa. Domenica 28 maggio dopo 25 anni di militanza in giallorosso, Francesco Totti ha chiuso la sua carriera con la Roma davanti a settantamila persone addolorate e in lacrime presenti allo stadio Olimpico, mentre un’altra mezza città era a seguirlo davanti alla televisione. Il tributo d’amore che la sua gente gli ha concesso, ha superato l’appartenenza calcistica per essere condiviso da tutti quelli che il calcio lo amano davvero. Lui ha raccolto questo amore per restituirlo ad ognuno di loro leggendo una lettera struggente al suo popolo, con la voce rotta dal pianto e salutandolo tra le lacrime in un ultimo straziante giro di campo. Un bambino di quarant’anni, che è riuscito a vivere il sogno di indossare la fascia da capitano della sua squadra del cuore. Real Madrid, Milan e tante altre lo hanno sempre cercato invano. Per vivere questo sogno, Francesco Totti ha rifiutato qualsiasi trasferimento in squadre che avrebbero potuto assicurargli guadagni e gloria ben più alti di quelli che ha avuto. Ma mai tutto questo amore. Campione straordinario, tra i più grandi del calcio italiano di tutti i tempi. Un Campione del mondo a cui tutti i calciatori più forti di ieri e di oggi, hanno voluto rendere pubblicamente omaggio. Un simbolo della città, che ha accompagnato la vita di tanti Romani per oltre un quarto di secolo, regalando quelle piccole gioie che spesso per molti rendono meno amara la vita di tutti i giorni. Con il suo ritiro si chiude un’era. Il calcio delle bandiere, dell’appartenenza e della passione muore per sempre con lui, divorato definitivamente dal business. L’ultimo gladiatore abbandona l’arena. Ciao Francesco e grazie di tutto.