Ritrovamento nelle gallerie dell'Emiciclo

L’AQUILA. Le antiche stanze del convento di San Michele Arcangelo costruito nel primo trentennio del Seicento, dai frati Cappuccini, e gli spazi della chiesa adiacente, per anni sono rimasti “nascosti” nei sotterranei dell’Emiciclo: in parte adibiti a deposito della Regione, in parte coperti dalle sovrastrutture successive. Tornate alla luce in questi mesi, grazie all’assistenza archeologica, diretta da Rosanna Tuteri e da Antonello Garofalo della Soprintendenza unica per il cratere, ai lavori condotti dalla Regione e diretti dall’architetto Piero Farinosi, le antiche murature saranno valorizzate e rese parzialmente fruibili.
IL CONVENTO. Della struttura era scomparsa praticamente ogni traccia prima del terremoto: nel 1865 fu soppresso, espropriato e poi, nel 1888, inglobato nel palazzo dell’Emiciclo, riconfigurato con l’aggiunta dell’attuale portico di colonne tuscaniche e con trasformazioni interne. Restavano visibili, solo a qualche dipendente della Regione, delle stanze adibite a deposito e in parte coperte da sovrastrutture dei secoli successivi. «La presenza degli archeologi Piero Gilento, Roberta Leuzzi, Tania Di Pietro e Luigina Meloni ha garantito l’individuazione, la definizione tipologica e cronologica, la
documentazione delle strutture edilizie per la ricostruzione storica del contesto pluristratificato», spiega la Tuteri. «I dati storici e topografici conosciuti prima dell’intervento archeologico sono relativi alla zona meridionale della città, posta all’interno del tratto sud-orientale del circuito murario: dalla fine del XIV secolo è documentata nella zona la chiesa di Santa Maria dei Santi Quattro Coronati consegnata agli inizi del 1600 ai Cappuccini che edificarono il convento e la chiesa di San Michele Arcangelo. Il corpo centrale del palazzo dell’Emiciclo dovrebbe quindi insistere sui resti della chiesa di San Michele, ben visibile con le strutture del convento nella pianta dell’Antonelli del 1622».
LA CHIESA. Della chiesa con gli antichi ambienti conventuali, i lavori autorizzati dalla Soprintendenza, hanno recuperato l’originaria spazialità con la rimozione delle pesanti sovrapposizioni realizzate negli anni 80 del Novecento. «In particolare», assicura Garofalo «la chiesa liberata dalla grande scala che conduceva alla parte contemporanea del consiglio regionale e alcuni ambienti conventuali, riscoperti e consolidati quale pregevole esempio di archeologia medioevale, saranno destinati a sale studio e biblioteca».
LA VALORIZZAZIONE. Una “rinascita” possibile grazie ai preziosi interventi di assistenza archeologica e di archeologia preventiva in corso nel centro storico dell’Aquila e nel circondario. «Questi costituiscono un inedito caso di tutela dei beni culturali condotta in occasione della ricostruzione post-sisma» spiega la soprintendente, Alessandra Vittorini. «I rinvenimenti, gli antichi percorsi e le tracce del passato riemergono dal sottosuolo e ridisegnano la storia urbana, concorrendo alla costruzione di nuove conoscenze e contribuendo al recupero di una memoria collettiva della città e del territorio. È quanto accaduto nel cantiere dell’Emiciclo,
esperienza concreta e positiva di collaborazione tra tutela e ricostruzione: i resti dell’antico convento, sepolti da secoli, sono stati reintegrati nel progetto degli spazi aperti al pubblico e resteranno visibili e accessibili per i cittadini di domani».
 

SABAP-AQ - UFFICIO COMUNICAZIONE