La Turchia rappresenta il ponte tra Occidente e Oriente e questo concetto ebbe inizio nel momento in cui Mustafá Kemal Atartürk nel 1923 fondò la moderna Tuchia dando alla stessa quelle riforme di chiaro stampo occidentalista, nazionalista e avverse al clero musulmano.

In ambito giuridico, Atatürk promulgò un nuovo codice civile sul modello di quello svizzero e un codice penale ad esempio di quello italiano dell´epoca, mentre la stabilità dello Stato fu dallo stesso assicurata attraverso il sistema autoritario del partito unico che durò fin dopo la sua morte.

Insomma, così facendo Mustafa Kemal avvicinò in modo determinante all´Europa una nuova Turchia e se essa viene considerata, per come detto, il ponte tra Occidente e Oriente, ciò è dovuto non solo ad una mera posizione geografica o all´esistenza di un ponte sul Bosforo (in turco: Bo aziçi Köprüsü o 1. Bo aziçi Köprüsü) che collega l´Anatolia alla regione di Marmara ma soprattutto alle identità culturali che il paese mantiene con i due emisferi.

Come sovente avviene, però,la storia cambia corso e con l´arrivo al potere nel 2002 dell´AKP, Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (partito conservatore), la Turchia abbraccia sempre di più il regime islamico, allontanandosi dagli ideali secolari di Atatürk. Una tendenza, questa, che si accentuerà particolarmente dopo il fallito colpo di stato contro l´attuale presidente Recep Tayyip Erdogan, che iniziando una serie di persecuzioni politiche, coglie al volo l´occasione per mettere al bando le istituzioni repubblicane e democratiche.

Alla violenza segue altra violenza e i Curdi , perseguitati politici, reagiscono con attentati a bomba come quello del sabato (17 dicembre) in cui 38 persone perdono la vita e 155 rimangono gravemente ferite. A ciò si aggiunge il successivo attentato all´ambasciatore russo ad Ankara, Andrey Karlov, colpito a morte mentre parlava ad una esposizione alla Galleria di Arte contemporanea, per la mostra fotografica “la Russia vista dai turchi”, da un giovane poliziotto.

Certo che per Erdogan, spregiante dei buoni rapporti con l´ Europa e desideroso di diventare il nuovo sultano del Medio Oriente dopo aver eliminato Assad, l‘attentato all'ambasciatore russo rappresenta una svolta drammatica che scombussola tutti i suoi piani. E per ciò non solo la riconquista di Aleppo da parte di Assad ma questo attentato alla vigilia del vertice di Mosca dei ministri della Difesa e degli Esteri di Russia, Turchia e Iran, dimostra chiaramente che Erdgan controlla affatto la situazione. In altre parole possiamo affermare che non si tratta soltanto di uno smacco alla di lui immagine ma anche, nonostante le vittorie elettorali, alla solidità di un potere proclamato come assoluto e che assoluto non è.

V´è di più, Erdogan vorrebbe assurgere agli onori della cronaca come difensore islamico del Medio Oriente a lato dell´Iran e dell´Arabia Saudita e contemporaneamente, fin quando gli farà comodo, come baluardo della NATO contando sull´alleanza con gli USA, ma ha fatto i conti senza l´oste; la Russia non glielo permette.

Infine, le dure critiche di vari paesi europei alle repressioni interne e ai metodi dittatoriali, nonché al sempre maggiore avvicinamento all´Islam hanno frustrato le speranze turche di adesione all´UE. Speranze che, se veramente esistono, hanno poche possibilità di successo per una Turchia che viola i diritti umani e la libertà di espressione (oggi la Turchia è il paese in cui si trova il maggior numero di giornalisti in stato di detenzione). Purtroppo le critiche che arrivano da più parti non sortiscono effetto, anzi, per tutta risposta, Erdogan, invece di rivedere la propria politica, forte del fatto di rappresentare l´ultimo terminale per l'approvvigionamento del gas e anche del petrolio agli europei (da Nord riceve detti prodotti dalla Russia, da Sud arrivano invece le riserve del Medio-Oriente) e sapendo di trovarsi in una posizione a dir poco strategica, si prende il lusso di fare il bello e il cattivo tempo con gli attuali governanti europei, allo stato incapaci di progettare un futuro energetico differente. Egli, infatti, minaccia di aprire le porte ai migranti per consentire un´invasione selvaggia dell´Europa nonostante sia già stato ricompensato adeguatamente dall'UE per questo suo altalenare tra incudine e martello. Ricordiamo a tal proposito i 3 miliardi di Euro che l'Unione ha stabilito di concedere alla Turchia per la gestione dell'emergenza migranti.

E non solo, continuando un pericoloso gioco al ricatto, accenna a dire addio persino alla NATO avvicinandosi alla Russia e rivelando propositatamente l´intenzione di aderire all´Organizzazione di Cooperazione di Xangai (SCO), che non è un semplice accordo economico tra Cina e Russia bensì, a detta degli esperti, un reale contrappeso alla NATO.

Per concludere, dall’esito fallimentare del golpe, dalle successive reazioni e dai recenti eventi appare evidente che la Turchia di oggi sia un paese oltremodo problematico e drasticamente diviso tra Kemalisti a favore dalla laicità dello Stato ed Erdoganisti pro Islam politico, governato con pugno di ferro da un presidente che preoccupa seriamente sia ad Est che ad Ovest e che non lascia trasparire quando fa sul serio e quando bluffa (ad esempio contro l´ISIS per bombardare i Curdi).

Un punto quindi rimane fermo, allo stato, il regime di Erdogan intaccato da molteplici eventi sta allontanando sempre più la Turchia dall´Europa e non a caso il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, durante un intervento a Bruges ha dichiarato (con troppa indulgenza n.d.r.) che un giorno la Turchia dovrá pur dire se vuole davvero diventare membro dell´UE o meno. Noi, sinceramente, speriamo che non lo diventi mai!

 

G & G. Arnò