Eco del 56° Vinitaly

 

Eredità vitivinicola pugliese raccolta da Marco Carrisi,

figlio dell’ex cantante Kocis e nipote di Al Bano

 

Carrisi e Beccalossi

Carrisi

   Vinitaly degli incontri curiosi. Come quello nello stand della regione Puglia. Tra i tanti espositori presenti uno, in particolare, ha attirato l’attenzione, per il cognome famoso e per l’ipotizzata (e, poi, confermata) parentela con un famoso cantautore entrato nella storia dello spettacolo italiano.

   “Casa vinicola Marco Carrisi di Cellino San Marco (Brindisi)”.

   Per default, il cognome riporta ad Al Bano (pseudonimo di Albano Antonio Carrisi), nato proprio a Cellino San Marco il 20 maggio 1943, zio del titolare dell’azienda e parenti-concorrenti, in quanto anche lo stesso personaggio televisivo è proprietario d’una florida attività di vini pugliesi (l’“Azienda vinicola Carrisi”), in contrada Bosco della sua cittadina nativa.

   Il padre di Marco (10 dicembre 1979) è il fratello di Al Bano, Franco (26 novembre 1947) che, tra il 1967 ed il 1973, intraprese a sua volta la carriera canora cambiando il suo nome, dopo i primi anni di esibizioni, in Kocis. Ritiratosi dal mondo dello spettacolo, tornò in Puglia, si sposò, ebbe tre figli (Marco è l’ultimogenito) e si dedicò all’imprenditoria agricola. I genitori di Al Bano e di Franco erano Carmelo (1914-2005) e Jolanda Ottino (1923-2019).

   L’albero genealogico maschile dei Carrisi, con foto esposte nella sua postazione al Vinitaly sopra lo slogan di famiglia “Oltre cento anni di tradizione vitivinicola”, parte dal bisnonno di Marco, Angelo (29 settembre 1871) e termina (per ora) col figlio Francesco Carmelo (10 dicembre 2016),  nato fatalmente nello stesso giorno e mese del padre. 

   L’indole del rampollo produttivo della dinastia Carrisi è quella di realizzare un marchio efficiente proponendo bottiglie che costituiscano il risultato d’un secolo e passa di storia    familiare dove il lavoro, svolto con sacrifici, rischi e sudore, è stato tramandato con costante tenacia e continue innovazioni. Mantenendo un rapporto quotidiano con territorio, tradizioni e cultura salentine, valorizzando i caratteri dinamici e morfologici delle zone coltivate, abbinando la professionalità di agronomi ed enologi. La destrezza imprenditoriale ereditata, unita ad azioni commerciali e di marketing, hanno consentito balzi in avanti alla Casa vinicola.

   Tutto ebbe inizio quando, nel luglio 1914, il contadino Angelo Carrisi comprò un appezzamento di terra in occasione della nascita del figlio Carmelo, sfruttandolo come prima tenuta di produzione vitivinicola tramite la pratica ad alberello. Il suo diretto discendente proseguì a curare il terreno agricolo tra tanti sacrifici, riuscendo ad allargare gli ettari coltivati a viti.

   A sua volta, Franco Carrisi, dalle particolari doti d’organizzazione e sviluppo, fece crescere ulteriormente l’impresa familiare mentre ora, con il testimone passato a Marco, s’è aggiunta l’esigenza di garantire la massima qualità dei vini nel rispetto dell’ambiente, col sostegno dell’innovazione tecnologica e nel reale rapporto di fiducia tra produttore e consumatore. Vini d’un solo brand con tipologie diverse di uvaggi, la filiera 1914 (Primitivo, Negroamaro, Fiano, Rosato Salento), considerata “di garanzia e di successo”. 

   Marco ha poi inserito, nell’offerta “di casa”, la linea Luxury di rossi (Mr. Carrisi e 10 Dodici), definita top class per il numero limitato di bottiglie all’anno. E, ancora, la scelta di bollicine: Buena Vida millesimato, Buena Vida rosè, Buena Vida lime, Buena Vida peach e Buena Vida piña y coco.

   Chissà cosa pensa lo zio Al Bano di questa “rivalità vinicola” in famiglia...

 

Claudio Beccalossi