Di Mambro Dolores

Docente e Pedagogista

 

 

Viviamo in un mondo pervaso dall’iperconnessione, consapevoli di vivere intrappolati in una fitta rete, ove milioni di utenti soprattutto i più giovani avvertono l’irrefrenabile desiderio e l’imperante bisogno di essere sempre connessi.

Attualmente il digitale ha condotto l’individuo verso un dualismo sociale nel quale sempre più spesso le persone comunicano, si vedono attraverso il computer e lo smartphone. Malgrado tali strumenti rendono più semplice e più veloce la comunicazione in taluni casi il coinvolgimento nel mondo virtuale può condurre   ad un progressivo isolamento dalla realtà nella quale sembrerebbe essere svuotato il significato del rapporto interpersonale.

 Come affermò il filosofo Aristotele “L’essere umano è un animale sociale” e collettivo, necessita pertanto di stare in relazione con altre persone, si realizza mediante le relazioni con l’altro. Nonostante la società antica ha enormi differenze rispetto a quella del presente, il fattore sociale è rimasto in un certo senso invariato.  

Il funzionamento alla base dei social media comporta l’illusione di esser connessi digitalmente al corrispettivo di avere relazioni di persona così che la rete diventa in tal senso uno spazio in cui proiettare vissuti e fantasie, che facilmente prevaricano sulla vita reale assorbendo l’individuo. L’incongruenza della civiltà multimediale, che dovrebbe esaltare la dimensione relazionale dell’essere umano, ne evidenzia le fragilità.

 L’ inadeguato obiettivo nell’uso della tecnologia conduce verso una solitudine digitale, così che la subdola e moderna solitudine virtuale, con i suoi effetti personali e interpersonali offre la possibilità di distaccarsi da un mondo reale.

Tuttavia l’imperante individualismo unito ad una forma di narcisismo perverso trova terreno fertile in piattaforme digitali, a tal punto che la mania di volersi mostrare a tutti i costi, tra visualizzazioni e like sufficienti.   A farne le spese sono maggiormente i giovani, che all’interno dello spazio virtuale   in balia di se stessi si lasciano sedurre dalle varie possibilità che rappresenta, distaccandosi dal mondo reale e tale solitudine digitale appare subdola, si fatica a rendersene conto così che, è difficile intuire che la connessione permanente rappresenta un problema del terzo millennio.

Pertanto risulta innegabile che internet e in particolare i social media hanno modificato la vita di ogni persona, strumenti potentissimi che da un lato possono esserci utili, anche facilitando l’approccio interpersonale, ma dall’altro possono offrirci una visiona distorta della realtà, perfezionata all’inverosimile.

La vera certezza che una sana relazione tra persone può nascere solo dal contatto reale, mediante i propri sensi, l’emotività, la corporeità, non può generarsi da una relazione superficiale attraverso i social network.

Seppur la digitalizzazione della nostra vita quotidiana progredisce a ritmi vertiginosi, di conseguenza è fondamentale non eliminare i valori umani dell’intelligenza sociale senza demonizzare il mondo virtuale, ma non bisogna trasformarlo in un sostituto della realtà, poiché il problema non è lo strumento di per sé, ma l’uso che se ne fa.