Il generale Roberto Vannacci contro i censori del politicamente corretto

Affollato incontro con l’autore del discusso libro “Il mondo al contrario”


 

 

 

 

   Tregnago (Verona) - Le banali peculiarità d’un mondo normale (almeno fino al recente passato) opposte o comparate ad un mondo parallelo odierno che tende a funzionare al contrario. C’è tutto questo, nell’ottica d’un pensiero libero, comunque sottoposto dal capo di stato maggiore dell’Esercito prima ad un’indagine sommaria per quanto scritto e poi ad un’inchiesta formale per l’accertamento di eventuali infrazioni disciplinari, nel controverso libro del generale Roberto Vannacci (La Spezia, 20 ottobre 1968), appunto “Il mondo al contrario”.

   Opera che, dalla sua uscita dapprima in forma autoprodotta nell’agosto 2023 e, poi, pubblicato da un editore e diventato best seller, ha subito scatenato la bagarre dei cosiddetti progressisti (magari senza mai averne letto nemmeno una pagina), cioè i mutanti dell’ovvio, i fans delle nuove ideologie (woke e cancel culture) ormai radicalizzate negli Stati Uniti e che stanno diffondendosi a macchia d’olio, come da copione, anche in Europa.

   Capo di stato maggiore del Comando delle forze operative terrestri e già comandante della Task Force 45 nel corso della guerra in Afghanistan, l’ufficiale d’alto grado (tre lauree magistrali e due master di II livello conseguiti, sei lingue parlate) ha ricoperto, tra l’altro, ruoli di comandante del 9° Reggimento d’assalto paracadutisti “Col Moschin” della Brigata parà “Folgore”e del contingente italiano nella guerra civile in Iraq.

   Vannacci ha tenuto un affollato incontro pubblico (con un centinaio di persone costrette a rimaner fuori) di presentazione del suo volume nell’auditorium comunale del comune della val d’Illasi. Un evento dalla gestazione tribolata, previsto dapprima a Verona, presso l’Hotel “San Marco” e poi annullato dalla direzione dell’albergo “per ragioni di sicurezza”. Cioè, per le pressioni intimidatorie ed il preannunciato presidio di contestazione degli attivisti delle compagini più oltranziste della galassia di sinistra (Circolo Pink Lgbte, Potere al Popolo, Rifondazione Comunista, Laboratorio Autogestito Paratodos, Osservatorio Migranti, Sat Pink, Infospazio 161), cosiddetti ultras dei diritti.

   Gli organizzatori dell’appuntamento (primo fra tutti, il consigliere regionale Stefano Valdegamberi, Gruppo Misto), pur biasimando l’antagonismo censore, non si sono persi d’animo ed hanno reperito una nuova location a Tregnago. Dove ha potuto applicarsi, senza impedimenti, provocazioni e proteste (a parte un paio di sparuti dissensi disturbatori durante l’evento, subito arginati dalla reazione indignata dei presenti),  l’elementare diritto alla democrazia.

   Preceduto dalle introduzioni di Valdegamberi e dell’ex deputato (ora presidente del Centro studi “Suvorov”) Vito Comencini e su pungenti stimoli del moderatore Abbondio Dal Bon, il generale Vannacci, fragorosamente applaudito al termine d’ogni blocco d’intervento, ha tenuto la barra dritta sulle proprie convinzioni messe nero su bianco. Nel rispetto dell’art. 21 della Costituzione ed a dispetto di chi voleva arbitrariamente zittirlo.

 

Il paradosso, principio guida del libro

 

   «Perché “Il mondo al contrario”? - ha subito chiarito l’ufficiale d’alto grado - Si capisce da subito, dalla quarta di  copertina del libro, dall’introduzione. Perché il filo conduttore dei 12 capitoli (sarebbero stati 13, c’era quello sulla scuola in macchina ma poi non avevo il tempo per finirlo e, forse, un giorno l’userò per qualche altro articolo, spunto) è il paradosso, le tematiche sociali paradossali».

   «Ad esempio, gli occupatori abusivi delle case, che sembrano essere più tutelati dei legittimi proprietari. È un fenomeno paradossale. Oppure l’ambientalismo ideologico che non si basa sulla ricerca scientifica garantita, no, si basa su un’ideologia, una religione, un dogma, che spesso provoca dei risultati che sono esattamente controproducenti, causa più inquinamento di quello che si proporrebbe d’eliminare».

   «E, poi, tanti altri argomenti. Come quello delle minoranze che cercano di prevaricare la maggioranza. Anche questo, secondo me, è una sorta di mondo all’incontrario. Durante l’ultima mia presentazione del libro m’hanno fatto una domanda, su cosa sia per me la democrazia. Sono stato preso un po’ alla sprovvista, ma, pensandoci sopra, ho risposto che è quella forma di governo dove la maggioranza guida e la minoranza s’adegua. Credo che questa sia una definizione abbastanza vicina a quello che dovrebbe essere il concetto di democrazia. Quindi, con le minoranze  assoluto rispetto, però queste non dovrebbero cercare di sradicare quello che è il compito ed il dovere della maggioranza, di fungere da traino in qualche modo. Ecco il motivo del titolo. Penso d’essere riuscito a rappresentare le tematiche del libro con questo titolo perché, a giudicare dal successo ottenuto, sembrerebbe di sì».

 

La convenienza evolve l’umanità e l’ambientalismo è un lusso

 

   Il generale Vannacci s’è soffermato su un tema dibattuto. «Mi sono accorto di quest’ambientalismo ideologico. Quello che stride: l’ambiente diventa l’unica cosa che dobbiamo salvare e questo va a detrimento del genere umano e di tutto il resto, invertendo quella che dovrebbe essere la panoramica normale con la quale dovremmo guardare il mondo».

   «L’uomo, nel bene e nel male, fa parte del mondo, fa parte della natura. Siamo immersi nella natura e nell’ambiente, non c’è una divisione tra loro. Come si fa a mettere da parte l’uomo e dall’altra l’ambiente che invece evolve secondo logiche diverse?».

   «Il criterio con il quale evolve l’umanità è uno solo: quello della convenienza. Per quale motivo ci siamo evoluti? Perché era conveniente. Perché era conveniente avere delle macchine per faticare di meno, perché era conveniente costruire delle case per ripararci dal freddo, perché era conveniente unirci nelle società, perché avremmo potuto garantirci meglio la ricerca del cibo, la protezione e tutto il resto. La convenienza muove l’umanità, c’è poco da fare. Allora, quando l’ambientalismo non diventa più conveniente, con ogni probabilità s’ottengono i risultati opposti a quelli che vorremmo».

   «L’ambientalismo, purtroppo, è un lusso, se lo possono permettere solo gli Stati ricchi. Ai primi posti e fino a metà graduatoria delle nazioni più ecologiste del pianeta ci sono quelle agiate. Andate a vedere in molti Paesi quanto sono ambientalisti, non perché sono cattivi ma perché non se lo possono permettere. Guardate come producono l’energia, come trattano i rifiuti. In quasi tutta l’Africa le immondizie vengono bruciate agli angoli delle strade perché non hanno un sistema per poterla utilizzare, stoccare, smaltire come fanno tutte quelle nazioni economicamente evolute».

 

Contare sull’energia oggi disponibile per accelerare la transizione

 

   «Ci dev’essere una convenienza dell’ambientalismo ma dobbiamo cercarla dando il tempo alla scienza ed alla tecnologia di poter generare delle strutture che consentano di produrre energia in modo meno inquinante. Ma questo richiede tempo, capacità scientifica, ricerca, non può essere fatto dall’oggi al domani. Ecco perché trasformare quella che è stata definita la transizione o la rivoluzione energetica, contraendo i tempi aldilà di quelle che sono le possibilità tecnologiche, porta esattamente al ribaltamento dei risultati che si vorrebbero ottenere».

   «Nel mondo moderno, se vogliamo restringere i tempi, dobbiamo inquinare di più perché non abbiamo alternativa che ci consenta domani d’abbassare l’85% d‘energia prodotta con sistemi fossili. Ce la faremo fra 50, 60, 70 anni. Ma se vogliamo avvicinare il nostro target, non c’è niente da fare: dobbiamo inquinare di più. La Cina è forse la nazione che ha avuto più incremento nella produzione d’energia con sistemi rinnovabili, ma, al contempo, sta producendo due centrali a carbone al giorno. Perché con l’energia data dal carbone riesce a produrre tutte le componenti per le energie rinnovabili. Come produciamo, qual è l’energia che ci consente di produrre i pannelli solari, di produrre le pale dei sistemi eolici? Esattamente quella che ci deriva dalle fonti non rinnovabili o dal nucleare Se vogliano diminuire i tempi dobbiamo contare sull’energia oggi disponibile che è quella fossile o nucleare».

 

Benessere e progresso purtroppo inquinano

 

   L’ufficiale superiore ha proseguito sempre a braccio. «Da una popolazione iniziale di circa 100mila persone ci abbiamo messo 51.800 anni, nel 1800 d. C., per diventare un miliardo nel pianeta. Poi abbiamo usato il carbone. Inquinando. In cento anni siamo passati da un miliardo a 1 miliardo e 650 milioni. Nel 1900 abbiamo scoperto il petrolio e come usarlo ed abbiamo iniziato ad inquinare ancora di più. Ed in 120 anni siamo passati da 1 miliardo e 650 milioni a 8 miliardi. Tutto questo grazie all’inquinamento. Sono evidentemente provocatorio».

   «Ma, caspita, questo inquinamento ha fatto bene. No, mi dicono, non prendere solo dei dati demografici per dire che stiamo meglio, riferisci anche qualcos’altro. L’aspettativa di vita, allora. Nel 1800, a livello planetario, era di circa 35 anni. Oggi è di circa 68 anni. Perciò, abbiamo raddoppiato, inquinando, l’aspettativa di vita a livello globale. Mi sono andato a cercare un terzo indicatore, quello sulla povertà. 10 anni fa un quarto della popolazione viveva con più di 10 dollari al giorno. Oggi è un terzo della popolazione che vive con più di 10 dollari al giorno. Fondamentalmente 900 milioni di persone sono uscite da quella che viene considerata “soglia della povertà”. Quindi, la povertà sta diminuendo. Grazie anche a queste fonti inquinanti».

   «Sono ancora provocatorio, lo so, perché non è l’inquinamento che ci ha portato tutto questo benessere ma è il progresso ed il progresso, purtroppo, ha avuto, fino ad adesso, un effetto collaterale che è quello dell’inquinamento. Lo possiamo diminuire? Certo che possiamo, lo dobbiamo diminuire, ma, purtroppo, non è possibile farne a meno perché non abbiamo la capacità tecnologica».

 

Aspettativa di vita  in crescita

 

   «Un ex ministro dell’ambiente s’è lamentato perché l’inquinamento è fonte di quelle 90mila morti premature che ci sono in Italia. È vero, verissimo. Però, il progresso che genera questo inquinamento ci consente di creare ricchezza, di finanziare ospedali, la ricerca, la scuola, tutti i comparti della società umana. Se ci sono 90mila morti premature ce ne sono 9 milioni posticipate grazie a questa ricchezza creata col benessere che malauguratamente inquina. Questa è la realtà dei fatti. Perché nonostante queste 90mila morti premature la statistica dell’aspettativa di vita è sempre in crescita. Che me lo spieghino i geni della matematica».

   «Sapete qual è il Paese che si considera più verde dal punto di vista dell’inquinamento? È Papua Nuova Guinea. Sapete qual è l’aspettativa di vita lì? 64 anni. Sapete qual è l’aspettativa nell’Occidente, quello che è responsabile dell’inquinamento mondiale? Più di 80 anni. Questi sono i numeri. Questi sono i dati che l’ideologia non riesce a commentare».

 

Energie a confronto

 

   «Terza menzogna. Ci dicono che dobbiamo evolvere verso l’energia verde perché pagheremo meno in bolletta. Lo Stato negli Usa che produce più energia eolica e solare è la California dove un kWh costa 28 centesimi di dollaro. Lo Stato degli Usa che produce più energia elettrica dalle fonti fossili è  il Texas e lì un kWh costa 15 centesimi di dollaro, quasi la metà della California».

   «Ad aprile 2023 è entrata in funzione nella verde Finlandia la centrale nucleare di Olkiluoto 3, di terza generazione, la più grande e la più moderna centrale nucleare europea. Secondo dati di giugno 2023 la bolletta elettrica dei finlandesi, dopo soli tre mesi di entrata in funzione della centrale nucleare, è scesa del 75%. Fatti oggettivi. La ricarica veloce di un’auto elettrica costa all’incirca 68-70 centesimi di euro al kWh. Per ogni kWh si fanno circa 6 km e vuol dire che costa più di 2 euro per 18 km. Con la mia auto diesel faccio 21 km con un litro ed un litro di gasolio costa circa 1,70 euro».

 

«Il mio libro? Irricevibile per il politicamente corretto».

 

   «Politicamente corretto vuol dire corretto dalla politica. - ha sancito decisamente il generale Vannacci - Questa bottiglia d’acqua ad esempio. Siamo tutti d’accordo su cosa sia. Ma viene un altro che dice no, questa bottiglia è una donna. E lo conferma continuamente. Questa voce comincia a girare e molti iniziano a convincersi, anche controvoglia, che questa non sia più una bottiglia ma una donna. La politica d’interpretazione vuole che questa sia una donna. Poi nasce una nuova generazione che sente chiamare questa bottiglia donna. Non si pone neanche più il problema e la bottiglia sarà una donna. E quelli che non diranno che questa è una donna verranno considerati dei matti. Questo è il politicamente corretto spiegato in maniera molto semplice. Ed è quello che sta succedendo».

   «Ed il politicamente corretto cosa fa? Si pone come una lente che interpreta la realtà e dà a tutti la soluzione finale, dice quello che possiamo o non possiamo pensare. Afferma che “Il mondo al contrario” che ho scritto è irricevibile. Queste sono le parole che sono state usate subito dopo la sua pubblicazione. Irricevibile! E chi è che decide se una cosa sia irricevibile o meno?»

 

Accuse d’omofobia per screditare

 

   «Il leader dice che non possiamo esprimere delle opinioni sul mondo non eterosessuale, perché, guardate caso, se esponiamo dei giudizi critici (perché chiunque in un Paese libero può criticare, basta che lo faccia con sistemi educati, pacati, rispettosi della dignità) nei confronti di qualcosa che è politicamente corretto e protetto, cosa si diventa? Omofobo».

   «La parola passa, come fosse una parola acqua e sapone. La parola omofobo è estremamente grave. È follia. L’omofobia è una malattia psichiatrica. L’omofobo è un malato di mente. E chi è che parla con i malati di mente? Tutti, però non è che gli diamo molto credito. Quindi, si toglie la dignità all’interlocutore, alla persona che critica il mondo omosessuale perché diventa omofobo. Non bisogna parlare con lui perché, avendogli tolto la credibilità d’interlocutore, quello che dice non conta. Perché viene da qualcuno che ha una malattia psichiatrica e non è capace d’intendere e di volere. Quanta violenza che c’è dietro questa parola che è l’omofobia».

 

La nuova censura

 

   «Inoltre, si dà del razzista. - ha accusato Roberto Vannacci - Quando ho detto che la pallavolista Paola Egonu non ha la caratteristiche somatiche che rappresentano l’italianità, mi è stato detto che sono un razzista. Chiunque apra un dizionario e va a cercare il significato della parola razzismo, scopre che è un’ideologia secondo la quale una razza (o etnia, perché adesso anche la parola razza non si può più usare, nonostante sia presente nella Costituzione italiana, all’articolo 3 è proprio citata a chiare lettere) sia superiore genomicamente nei confronti di un’altra. Mi volete dire, nella frase che io ho scritto, per quanto antipatica possa essere stata percepita, in che modo suscita questa egemonia o superiorità di un’etnia nei confronti di un’altra? Penso in nessuna delle due vesti. Assolutamente no. Eppure mi danno del razzista. Ed anche qui mettono in una specifica categoria la persona che dice parole non politicamente corrette».

   «È la nuova censura. Una volta la censura veniva fatta con l’inchiostro, si prendevano le lettere dei soldati al fronte e si censuravano cancellando le parole che potevano fornire informazioni al nemico. Adesso non si fa più così: si fa proprio con queste nuove tecniche. Si dice ad una persona che è un omofobo, cioè che non ha la dignità d’interlocutore, oppure lo si inserisce in una lista di proscrizione».