Eccola la tanto agognata Pasqua, punto di svolta nel calendario della maggior parte degli italiani. Riferimento simbolico sul calendario davanti al quale la mente si apre ad orizzonti più ampi di quelli delimitati dai rigori invernali.

Brevi accenni di primavera fanno repentina retromarcia per lasciare spazio a giornate ancora “freschine” che insidiano il dubbio su cosa indossare al mattino. Ma non abbastanza da frenare la voglia di evasione, che lancia i più nel vagheggiare su piccoli progetti di week end allungati da usare come stop alla routine, fino alla programmazione delle grandi ferie estive.

Nel mezzo appunto la Pasqua con la grande transumanza che riporta le masse ai propri luoghi d’origine, che siano studenti fuori sede o famiglie trapiantate in altre città per motivi lavorativi o sentimentali. Sempre meno del Natale però visto che in molti facendo fede al detto “Natale con i tuoi Pasqua con chi vuoi”, scelgono di trascorrere queste ferie di primavera spendendole in vacanze low-cost, a dimostrazione che l’economia familiare di una grande fetta del paese non versa ancora in condizioni drammatiche.

Questo è un bene per molti ma contemporaneamente un freno per migliorare le condizioni economiche di una grossa fetta di famiglie in difficoltà, che senza la pressione dei “benestanti” non riescono ad esercitare quella spinta necessaria per produrre un miglioramento diffuso nella vita di tutti i cittadini, e questo lo stato lo sa bene.

Tuttavia il governo non si sta muovendo male pur con tutte le critiche che il gioco delle parti garantisce. Lo conferma ad esempio la lettura dell’emergenza energetica, affrontata con provvedimenti tampone atti a superare il momento senza mettere in cantiere investimenti da diversi miliardi, nella giusta previsione che sarebbe stato un problema destinato a rientrare.

Certo però che la discussione sull’energia è più viva che mai e rimane sempre un’esigenza primaria quella di rendere l’Italia almeno meno dipendente dai capricci della politica internazionale. Dall’altra parte la Schlein tra una manifestazione d’odio e l’altra, modalità su cui ha improntato il suo dialogo politico, è intenta a far piazza pulita all’interno del PD, spazzando via chiunque non sia un suo fedelissimo.

Rispetto al recente passato del PD una linea politica più radicale quella scelta, che taglia fuori una gran massa di elettori che nelle posizione più moderate di centro sinistra trovavano la propria identità. Una scommessa politica che solo il tempo rivelerà se vincente o meno, intanto alla finestra pronti  a raccogliere quanti non sposeranno la linea della neo segretaria, ci sono i vari Conte, Calenda e Renzi che si fregano le mani.

Tornando alla Pasqua e in vista delle grandi tavole imbandite, ha fatto scalpore l’entrata a gamba tesa sulla tradizione gastronomica Italiana di Alberto Grandi professore di storia economica e storia dell’alimentazione all’Università di Parma. Intervistato dal Financial Times il docente ha messo in discussione l’origine di tanti simboli della cucina Italiana.

E’ così che parmigiano, pizza, carbonara,  panettone e  tiramisù sono stati privati della loro identità italica. Tesi che potrebbero anche essere interessanti e fonte di discussione sulla storia del cibo e sulla sua evoluzione se presentate nella giusta maniera, ma poste in maniera provocatoria da sembrare solo un pretesto per attirare l’attenzione.

Sostenere che il vero Parmigiano sia quello del Winsconsin è tesi quanto meno ardita, basta vedere il nome che porta. Che il celebre formaggio italiano esportato nel mondo abbia subito un’elaborazione nella provincia Americana, anche ad opera di casari italiani emigrati, risultando più congeniale per gusto e forme alle popolazioni locali ci può anche stare, ma da qui a fregiare il “Parmesan” che mi viene da ridere al solo pronunciarlo, come  “Il vero Parmigiano” ce ne vuole.

Persino Boccaccio si rigirerebbe a nella tomba dopo averlo citato nel Decamerone già nel 1300, anche se in una forma primordiale poi sviluppata appunto nel...Parmigiano. La verità è che il Parmigiano rimane comunque una delle vittime più eccellenti della contraffazione di cibi Italiani in buona compagnia di Parmesão o Reggianito in giro per il mondo.

Un tentativo surreale di screditare la cucina italiana quello del professor Grandi, che diventa ridicolo davanti al numero e alla varietà di tanti altri prodotti imitati in tutto il globo terrestre. Un fenomeno quello dell’Italian sounding  che con la sua stessa esistenza pone fine da solo alla questione sulla grandezza dell’enogastronomia italiana.

Sediamoci quindi sereni al desco Pasquale godendo dell’elaborazione che nonne, mamme, zie ma anche tanti uomini appassionati di cucina porteranno sulle nostre tavole, custodendo tradizioni millenarie che nessuno potrà toglierci mai…nemmeno nel Winsconsin.

Per chi rimane a Roma l’invito, anche se già proposto altre volte è quello di visitare la mostra di Palazzo Bonaparte dedicata all’astista più amato trasversalmente da tutto il mondo: La grande mostra di Van Gogh, aperta fino al 7 Maggio, un’occasione unica che lascia qualcosa dentro per sempre.