Il morso dell’inverno, tutto sommato quest’anno abbastanza fiacco, a meno di improvvisi colpi di coda sembra aver mollato e probabilmente la questione freddo può dirsi alle spalle. Il calendario scorre veloce scandito dal susseguirsi dei dolci al supermercato, con le colombe pasquali che hanno già fatto la loro prima apparizione sgomitando per uno spazio sugli scaffali.

 

È tutta un’orgia di calorie di bassa lega, felicità a buon mercato per l’ultimo accumulo adiposo che precede di qualche mese la grande angoscia della prova costume. Ma per ora il momento di programmare in agenda quale sarà il “lunedì” giusto per iniziare la penitenza gastronomica è ancora lontano.

 

Una giostra abitudinaria che si ripete immutabile nel tempo a ricordarci il tempo che scorre. Sembra impossibile ma è già da un anno che il conflitto Russo – Ucraino ha avuto il suo inizio. Un anno in cui non sembra cambiato molto, se non per il coinvolgimento che a vario titolo riguarda Europa, Usa e resto del mondo.

 

Il conflitto infatti oggi va visto in maniera più ampia visto che in un modo diverso ha portato in guerra anche l’Europa. Fornire armi a profusione all’Ucraina non è forse partecipare fattivamente alla guerra? Anche le motivazioni che sono dietro questo supporto sembrerebbero confermarlo. In definitiva si appoggia l’Ucraina per paura di eventuali mire espansionistiche della Russia verso i paesi limitrofi, quindi verso l’Europa.

 

Allora l’Ucraina non sta combattendo una guerra per conto terzi?  Come dire, voi siete direttamente attaccati ma è anche un problema nostro, quindi ci portiamo avanti con il lavoro e vi forniamo le armi. Un po’ come combattere sulla pelle di un popolo per non sporcarsi le mani. Una “legittima difesa” anticipata, che l’Europa subappalta all’Ucraina mentre segue gli sviluppi direttamente dal divano con i pop corn. Sporca faccenda come del resto lo sono tutte le guerre, anche quando si dichiarano per nobili obiettivi.

 

Ancor più sporca è la faccenda che riguarda l’immigrazione. È sporca per come la nostra morale si sia via via abituata a episodi come quello del naufragio di Crotone, dove hanno trovato la morte 64 persone tra cui molti bambini, oltre ai tanti dispersi al momento con le ricerche ancora in corso.

 

È sporca per come un falso buonismo si preoccupa solo di sostenere esclusivamente posizioni ideologiche, senza domandarsi davvero cosa si potrebbe fare. È sporca per come la Comunità Europea davanti a questa catastrofe umanitaria si giri dall’altra parte, non impegnandosi come dovrebbe per porre fine o almeno mitigare questo orrore a ciclo continuo.

 

Soprattutto alla luce dei recenti scandali del Qatar, che dimostrano come siano ben altre le attività in cui i deputati europei profondono tutto il loro impegno. Ma è ancor più sporca quando la questione immigrazione – accoglienza – integrazione viene impugnata come una spada da brandire per duellare con l’avversario politico di turno.

 

L’ultima arrivata nel grande circo della politica non è stata da meno, infatti Elly Schlein neo segretario del Pd tra le sue dichiarazioni a caldo appena eletta, non ha potuto fare a meno di strumentalizzare questa tragedia attribuendone le responsabilità al governo.

 

Un ottimo esordio per mettere subito le cose in chiaro e che quindi nessuna rivoluzione c’è stata. Il dialogo politico continuerà come fino ad ora, sulla strada esausta e consunta dell’antifascismo, sulla narrazione e il monito di un pericolo imminente in realtà ormai estintosi nell’oblio della storia.

 

O meglio a ben vedere una rivoluzione in effetti c’è stata, ed è quella per cui ufficialmente il Pd ha assunto una nuova veste politica lontana anni luce dal suo elettorato storico, quelli che lottano nel quotidiano con i problemi della vita reale di tutti i giorni.

 

Il programma annunciato dalla Schlein fatto di diritti LGBT, sviluppo sostenibile, ecologia e immigrazione sembra infatti una dichiarazione per voler dire ai ceti più in difficoltà che il target di riferimento non sono più loro.

 

Una sorta di Outing in cui il Pd si liberà la coscienza, rivelando ed affermando pubblicamente al mondo intero la sua vera natura maturata nel percorso politico degli ultimi anni e finalmente portata a compimento, quella di essere ufficialmente il partito di rappresentanza dei Radical Chic.

 

Invece quell’elettorato abbandonato in cerca di qualcuno che interpreti le proprie istanze si getterà nelle mani di Conte, trovando conforto in quel populismo a 5 stelle con cui probabilmente tra non molto il novello Pd cercherà di stringere alleanze per la crociata verso la conquista del palazzo.

 

Nei palazzi di Roma grazie a Dio però oltre alla politica si può trovare anche la magia pura di mostre come quella dedicata a Van Gogh presso Palazzo Bonaparte. Ne avevamo già parlato ma in scadenza a fine marzo vale la pena di essere ricordata per chi ha la possibilità di andare a vederla. Un omaggio che alla vigilia dei 170 anni dalla nascita attraverso le opere, tra cui il suo celebre autoritratto, racconta le opere dell’artista più amato al mondo.