Timori per due “isole” della memoria russa a Verona

Busto Gagarin

 

Verona - Qualcuno avrebbe annusato nell’aria probabile teppismo da russofobia ai danni delle due “isole” russe a Verona che richiamano ad un personaggio e ad una località patrimoni della storia, a dispetto della loro collocazione geografica.

L’effetto domino dell’epidemia repressiva anti-Russa avviata dall’Ucraina prima ancora dell’offensiva di Mosca, sostenuta con monumenti d’epoca sovietica divelti anche nei Paesi baltici ed in Polonia e giunta perfino a censurare attività su autori ed artisti russi in “santuari” della cultura italiani (come università, centri studi, musei, teatri ecc.) potrebbe coinvolgere, nello specifico locale, il busto bronzeo dedicato al cosmonauta ed aviatore Jurij Gagarin, nel Parco Santa Teresa e la non molto distante piazza Nikolajewka.

Serpeggia una sorta di patema d’animo, quindi, per la salvaguardia della suggestiva opera (realizzata in più copie poste in varie sedi) dello scultore moscovita Aleksej Dmitrievič Leonov (di cui non si trovano notizie in Internet, al contrario della valanga di informazioni sul suo celebre omonimo, il cosmonauta Aleksej Archipovič Leonov, Listvjanka, 30 maggio 1934 - Mosca, 11 ottobre 2019), con armonica base del noto artista veronese Sergio Pasetto. Il lavoro figurativo è incentrato su un’immagine ufficiale (cioè con casco d’astronauta) di Jurij Alekseevič Gagarin (o Yuri Alekseyevich Gagarin, Klušino, 9 marzo 1934 – Kiržač, 27 marzo 1968), primo uomo a volare nello spazio, in orbita attorno alla Terra, a bordo della Vostok 1, il 12 aprile 1961.

La realizzazione di Leonov e Pasetto venne inaugurata nel parco Santa Teresa (vicino alla basilica minore e santuario di Santa Teresa di Gesù Bambino) sabato 22 ottobre 2016, in occasione dei 55 anni dal volo pionieristico di Gagarin. Costituiva un dono dell’Associazione culturale Russkjj Dom (Casa Russa - http://russkijdom.com/it/ - info@russkijdom.com) di Verona presieduta da Marina Kholodenova. All’evento parteciparono, tra gli altri, il console generale della Federazione Russa a Milano, Alexander Nurizade, il consigliere dell’ambasciata della Federazione Russa a Roma, Vitaly Fadeev ed il vice governatore della Regione di Kaluga, Vladimir Potemkin.

Fosche sensazioni anche per la tabella indicativa di piazza Nikolajewka (alla tedesca, in russo Nikolaevka, traslitterato pure Nikolayevka/Nikolajevka) che fa riferimento al villaggio russo, un tempo autonomo, ora incorporato alla località di Livenka, nell’Oblast’ di Belgorod, a circa 75 km dalla frontiera con l’Ucraina (Oblast’ di Charkiv). Il nome Nikolajewka rievoca una delle più tragiche pagine della campagna italiana di Russia, quando, il 26 gennaio 1943, dopo sanguinosi combattimenti, i reparti alpini in rotta dal fronte del Don riuscirono a rompere l’accerchiamento da parte dell’Armata Rossa e dei partigiani sovietici sganciandosi verso Šebekino.

 

 

 

Servizio e foto di

Claudio Beccalossi