Ci siamo agosto è arrivato, si aprono le gabbie ma curiosamente non ci sono più le evasioni di massa di un tempo. Non si assiste più agli esodi del we, quando Roma si svuotava per la grande fuga e lo spirito della festa riusciva a pompare quell’entusiasmo necessario per sostenere un traffico in autostrada da bollino rosso.

Oggi in autostrada l’unico traffico che di tanto in tanto si può incontrare è dovuto a qualche intoppo, causato dall’imbecille di turno che alla guida del suo potente Suv si crede titolare di regole e comportamenti stradali esclusivi e che spesso, determinano in incidenti più o meno gravi mettendo a repentaglio sicurezza e pazienza degli altri utenti della strada.

Eppure il tempo inviterebbe a riempire le spiagge ed i luoghi di villeggiatura. Il caldo africano è lentamente arrivato e sta affilando la sua morsa per rendere infernale la permanenza in città lontano dal getto di un condizionatore. In realtà osservando bene non è che la gente non si muove, seppur in maniera meno frenetica, in una lenta transumanza e scavalcando il senso di colpa per non rimanere chiusi in casa come vorrebbe l’ottusa morale imperante, la gente si muove.

La novità è che ora le mete bucoliche sono diventate le più gettonate. Gente a cui veniva l’orticaria al solo pensiero di una vacanza che non fosse mare, oggi si rifugia in ogni sorta di sistemazione isolata. È il bum delle vacanze verdi con agriturismi e mete di montagna a farla da padrona, mentre il mare è il nuovo mondo da guardare con diffidenza. Troppa gente, come se il virus si potesse attaccare all’aperto o in acqua.

Ma soprattutto per quel Grande Fratello che da due anni ci guarda puntandoci il dito contro colpevolizzandoci per ogni cosa, il mare è il simbolo della festa e della gioia, al punto che c’è più di qualcuno che tiene segreta la data di partenza della sua vacanza al mare già prenotata, per paura del giudizio “della gente”.

Sensazioni e desideri che oggi è quasi sconveniente provare in nome di un pericolo imminente, passato, presente e futuro che incombe minaccioso su tutti noi. In tutto questo ringraziano gli amanti del mare, che possono fruirne senza eccessivi affollamenti osservando le basilari norme di cautela, necessarie ma ben lontane dai comportamenti fobici che i media hanno instillato lentamente dentro di noi.

Un lavaggio del cervello lento e costante che ha modificato forse per sempre i comportamenti umani. Affacciarsi dal balcone alle tre del pomeriggio, con il sole a picco e 35°, e vedere rade presenze umane che ben lontane dall’incrociarsi procedono piegate dal caldo ma indossando la mascherina, non è normale.

Affiancare al semaforo persone chiuse in macchina con la mascherina ben calzata sul naso non è normale. Non è normale nemmeno lavorare da soli in un ufficio di 25 metri quadri con tutte le finestre aperte e la mascherina che ti appanna gli occhiali senza soluzione di continuità.

Fobie generate dai mass media, che spingono qualche poveretto in una triste e penosa routine a disinfettare tutti i giorni “dal pericolo di se stesso” la propria scrivania, con il proprio telefono e gli altri oggetti, anche quando la scrivania è ad uso personale ed esclusivo e l’ufficio la sera rimane chiuso a chiave.

Penosi appaiono anche questi strani modi di salutarsi tipo darsi il pugnetto, come se non fosse anche quello un contatto, oppure altri atteggiamenti ridicoli tipo far “decantare” la spesa del supermercato sul pavimento di casa per poi lavare e disinfettare ogni confezione prima di riporla in dispensa, che siano piselli in scatola o cereali poco importa.

Su questo sfondo di ansia e fobia si formano sempre nuovi partiti di opinione e con essi nuovi talebani, che armano crociate in nome di depositate verità accessibili solo a loro. Su tutte in questi giorni il Green Pass tiene banco. C’è chi esasperato vorrebbe imporlo utilizzandolo per ogni cosa, mentre chi non lo ritiene necessario e vi si oppone con forza paragonandolo in maniera ridicola ed irrispettosa alle persecuzioni raziali.

Intanto la minaccia del governo di renderlo indispensabile ha provocato un innalzamento esponenziale delle richieste di vaccinazione e dall’altra parte, portato nelle piazze italiane il popolo dei no-vax unito con quello dei no-green pass le cui posizioni coincidono in diversi punti, generando ridicole teorie complottiste che vanno dal nazismo ai microchips sottocutanei per il controllo di massa ecc., come soltanto il miglior terrapiattismo militante aveva saputo fare.

Certo è vero che la fretta di approntare un vaccino lascia aperti molti dubbi sui suoi effetti a lungo termine, ma è anche vero che altre soluzioni non c’erano. Per la generazione adulta di oggi è come la guerra mondiale che si sono trovate ad affrontare quelle del passato.

Un buco nero della società che la storia presenta nel bel mezzo di una vita e a cui purtroppo non ci si può sottrarre e anche stavolta come per la guerra gli atteggiamenti possibili sono due. Si può scegliere di accollarsi la propria quota di responsabilità verso la comunità vaccinandosi, oppure farsi da parte nascondendosi dal pericolo e lasciando che siano gli altri a risolvere la questione, in questo caso attraverso il raggiungimento della cosiddetta “immunità di gregge”. Ad ognuno poi davanti allo specchio, il compito di guardarsi in faccia e dirsi bravo.

Sicuramente in questo grande gioco qualcuno avrà avuto le sue convenienze e non si esclude possa aver esercitato alcune pressioni per interesse, ma questo sta nei fatti della consuetudine e vale per ogni cosa della cosiddetta civiltà civilizzata, che piaccia o no.

Quello che per ora è certo, è che a livello globale negli ultimi due anni l’umanità è scivolata in una serie di isterismi e atteggiamenti ridicoli, singolarmente, nelle relazioni interpersonali tra i singoli e tra le masse, al limite dell’assurdo e dell’illogico, che in una scimmia che si trovasse ad osservarci oggi provocherebbero risate di stupore e divertimento. E comunque questi saranno i temi che alimenteranno il dibattito nella società per i prossimi 10 anni almeno, includendo anche ampi spazi dedicati al complottismo più becero.

Questa realtà è riuscita a sovrastare tutto anche la politica che ha smorzato i toni, forse perché oggi tentare la scalata alla carriera nelle istituzioni visti i problemi, comporta qualche incombenza in più e qualche mangiatoia in meno da cui attingere, non rivelandosi più conveniente per qualcuno.

Persino la corsa alla carica di Sindaco di Roma ha perso le attrattive di una volta, perché i candidati di oggi sanno bene che poi si troveranno davanti all’esasperazione di cittadini che vivono una Roma decadente e piena di problemi, con conseguente sovraccarico di impegni e responsabilità su aspetti non più procrastinabili con quattro parole di circostanza. Questo lascerà poco tempo per tagliare nastri di circostanza, facendo i palloni gonfiati per allacciare alleanze e convogliare consensi verso i propri partiti di appartenenza, attività ad oggi tra quelle più praticate.

Tra mascherine, prenotazioni, numeri chiusi e liste, le attività di mostre e musei, anche avendo riaperto stentano a decollare, meglio per ora andarsene in giro per Roma ed approfittare di questo Museo a cielo aperto, di una bellezza senza tempo che nessuna incuria riuscirà mai a cancellare.