1957 São Paulo – “Missione italiana,,

 

 

1954 Lia Dell’Ara nel Mandarino Meraviglioso di Bela Bartók al teatro Municipale di San Paolo

 

A Rio de Janeiro dopo sei mesi non andavo più alla spiaggia, faceva un caldo boia, ero sempre senza amici, solo qualche conoscenza fortuita, per lo più andavo al cinema, alla Biblioteca nazionale e ad una Galleria d’Arte all’avenida Atlantica di un italiano, così risolvetti di ritornare a San Paolo dove entrai subito in contatto con il mondo culturale italiano che si riuniva di sera nel bar del Museu de Arte de São Paulo, che si trovava nella rua 7 de Abril in centro dove era anche la sede dei Diários Associados di Assis Chateaubriand. Nel teatro Sant’Anna si presentavano pestigiose compagnie teatrali tra molte altre andai ad assistere Eduardo De Filippo, Rossella Falk, le Folies Bergère.

 

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Aldo Calvo

Foto: Fredi Kleemann

 

Era frequentato da molti intellettuali italiani, quelli che poi la scrittrice Alessandra Vannucci definì come parte della “Missione Italiana”, Aldo Calvo, Gianni Ratto, Giancarlo Palanti, Franco Zampari, Ciccillo Matarazzo, Pietro Maria Bardi, Fulvio Pennacchi, Adolfo Celi, Ruggero Jacobbi, Cacilda Becker, Luciano Salce, Zbigniew Ziembinski, Lina Bo, Armando Balloni, Vittorio Gobbis, Luigi Zanotto, Maria Della Costa, Tom Payne, Bramante Buffoni, Fernando de Barros, Flavio de Carvalho creatore della indumenta tropicale 1957, Lima Barreto del film “O Cangaceiro”, Aurelio Milloss che nel 1953 fondò il Ballet do IV Centenário, la compagnia con la quale San Paolo volle festeggiare i quattrocento anni dalla fondazione della città. Creò lo spettacolo nel 1954 con ben 18 quadri, coinvolgendo grandi compositori, Mozart Camargo Guarnieri, João de Sousa Lima, Francisco Mignone e artisti tra cui Roberto Burle Marx, Emiliano Di Cavalcanti, Candido Portinari, Lazar Segall, Lia Dell’Ara era la prima ballerina del Balletto, Paolo Vasta nella scenografia e Maria Ferrara nei costumi, la maggior parte di loro o è ritornata in patria o è deceduta, è un mondo che è già tramontato, sono forse l’ultimo superstite.

 

Francisco Matarazzo Sobrinho

 

Questo gruppo di cineasti, attori, artisti precursore di quella che diventerà poi la grande produzione cinematografica, teatrale e televisiva d’oggi, giravano attorno ai grandi mecenati del tempo come Francisco Matarazzo Sobrinho e Assis Chateaubriand ed a un ristretto cerchio di capitalisti, avevano il loro punto centrale nel teatro Brasileiro de Comedia nella rua Major Diogo, dopo lo spettacolo andavano al ristorante Gigetto nella rua Nestor Pestana non troppo lontano da lì.

 

L’architetto, scenografo Paolo Vasta

 

Tom Payne fu un precursore degli hippies, aveva un bagno in mezzo alla sala con le pareti di vetro trasparenti nella sua residenza a Guarujá. Alla componente italiana in parte successe quello che avvenne anche in California dove si diressero molti intellettuali tedeschi prima e durante la II guerra, tutti se ne andarono dopo pochi anni, la società locale non era in grado di capirli e lo shock per loro fu tremendo, un po’ dello stesso successe anche a São Paulo, non è che l’opera civilizzatoria di questo gruppo abbia avuto molto successo, salvo che per alcuni settori già intellettualizzati, per il resto la forza della barbarie ha avuto il sopravvento. Inoltre molti di loro, che avevano lasciato l’Europa a causa della II guerra, avevano il problema di validare il diploma universitario per esercitare la professione, ma le difficoltà erano molte, in un mondo dell’accademia completamente retrogrado, in una ottusa politica con università che sfornavano più asini che professionisti, fu il caso dell’architetto Giancarlo Palanti, diplomato al Politecnico di Milano, che doveva farsi firmare i lavori da un prestanome, successe anche all’architetto Franz Heep che progettò l’Edificio Italia, se ne ritornò a Parigi nel 1977, dove mori, pure Palanti stressato da un provincialismo incredibile e incomprensibile passò per molte difficoltà e morì a San Paolo.

È molto difficile abituarsi in questi paesi dove le leggi sono dei compendi per studi accademici e sono per essere applicate quando, a chi e come conviene.

 

Il pittore Vittorio Gobbis

 

Mi sentii meglio, l’ambiente mi ricordava la Roma che avevo lasciato, via Margutta, via del Babuino, piazza di Spagna.

Mi invitarono a conoscere la rua Augusta, che era la strada chic dell’alta società Paulistana, non ne rimasi per niente impressionato. iniziai a lavorare nel giornale “Fanfulla” che era il quotidiano della colonia italiana in São Paulo, dicevano che era amministrato da Ciccillo Matarazzo attraverso il suo manager Arturo Profili, nella grafica all’avenida Brigadeiro Luis Antonio in cui editavano molti altri periodici, io ero specializzato nella diagrammazione, impaginazione e come titolista ero rapidissimo, bisognava comporre i titoli lettera per lettera e non si poteva sbagliare, specialmente quando il giornale, all’una di notte era in chiusura, abitavo lì vicino e prendevo il caffè al bar Confital gestito da un italiano che serviva un cappuccino, dei dolci e delle ciambelle deliziose.