La quiete prima della tempesta

Si godono gli ultimi giorni di calma consapevoli di quello che ci attende a breve. Il ritorno alle attività consuete, alla propria condizione di vita ingannata grazie alle vacanze, ci indica che la festa è quasi finita. Ci accompagna un clima che, abbandonate le temperature ruggenti di agosto, si mantiene sulle medie stagionali in grado di garantire ancora le gite al mare e lentamente, di spedire il telecomando del condizionatore nel buio del cassetto in cui avvolto dal silenzio attenderà la prossima stagione calda.

Mentre si fa strada il trauma da distacco da infradito e costume da bagno, si riaffaccia il consueto palinsesto di appuntamenti carico di scadenze, impegni e responsabilità. Un’apnea emotiva che terminerà soltanto nel momento in cui nuovi progetti per la prossima vacanza daranno una boccata d’ossigeno alla mente. In questa atmosfera di fine estate nulla si segnala all’orizzonte romano.

Calma piatta, nessuna polemica sulla Raggi o sull’amministrazione capitolina. All’improvviso sembra che tutto vada bene a tutti, specialmente a quelle testate giornalistiche e a quei programmi d’opinione falsamente neutrali ma in realtà più che schierati politicamente. Una strana quiete insomma, che sembra presagire la tempesta imminente. Forse un riflesso dei movimenti politici che in queste ore agitano il ventre dell’Italia sfornando scenari fino a qualche giorno fa inimmaginabili, che vedono alleanze al limite della decenza quando non la superano del tutto.

Accadimenti che impediscono di spaziare con lo sguardo dalla finestra su Roma in cerca di argomenti più frivoli. In quattro e quattr’otto è stato superato più di un anno di insulti, rinnegando pubblicamente quanto promesso ai propri elettori fino a poche settimane fa. Un voltafaccia incredibile di fronte al quale un esercito di media asserviti, non si azzarda nemmeno a chiedere come gli artefici di questo inciucio si sentano davanti al proprio elettorato.

Ad avviare il tutto è stato Salvini suicidandosi politicamente. Pompato dai sondaggi ad un certo punto, ha creduto di potersi sbarazzare della zavorra penta-stellata per andare alle elezioni e vincere a mani basse. Non aveva fatto però i conti con i vecchi marpioni del Pd un partito alla canna del gas, che pur di sopravvivere si è clamorosamente alleato con il M5s per impedire agli italiani di andare al voto ed esprimere la loro preferenza.

Davanti alla concreta possibilità di essere asfaltati dal loro avversario politico, questa alternativa deve essergli sembrata una manna dal cielo più conveniente che perdere la propria dignità. Perché di questo si parla e senza mezzi termini. Come potrebbero altrimenti allearsi due partiti che si sono lungamente insultati in maniera pesante accusandosi al limite della querela?

Si sono accusati di essere ladri, malfattori, di aver portato l’Italia al baratro e quel che è più grave, hanno pubblicamente giurato davanti ai propri elettori che mai e poi mai “cascasse il mondo” si sarebbero alleati tra loro. Addirittura alla base del programma del M5s c’era la lotta e l’azzeramento del PD definito “la vecchia politica” o “il partito dell’inciucio e delle poltrone” oppure “il partito di Bibbiano che ruba i bambini alle famiglie”.

I consensi li avevano raccolti per questo e per aver promesso un ricambio politico ogni due mandati allo scopo di impedire il radicamento alle poltrone. Invece senza il minimo ritegno in un battito d’ali hanno tradito la fiducia dei propri elettori, allineandosi alla recente tradizione cialtronesca della politica Italiana. Tanto è vero che è già iniziata la fuga dal M5s di quei militanti, non pochi, che si sentono trattati come burattini e vogliono fondare un nuovo soggetto politico fedele ai principi per cui sono nati.

Per quanto riguarda il Pd nessuna novità, campioni del mondo dell’inciucio politico di palazzo, si apprestano per l’ennesima volta a governare il paese senza essere stati eletti dagli italiani. Tutto ciò all’indomani degli accorati appelli pubblici strabordanti pathos, in cui Zingaretti arringando le folle urlava al suo popolo, con voce rotta dall’emozione, di sentirsi addirittura offeso alla sola ipotesi di accordo con il M5s. Rivista oggi sicuramente una interpretazione da Oscar.

Sintetizzando il tutto si potrebbe dire che ieri nella Repubblica Italiana è stato toccato il livello più basso di democrazia, che ha mandato al macero una serie di concetti che d’ora in avanti non avranno più motivo di essere. Dignità, coerenza, appartenenza, rispetto, coscienza civile, passione politica, partecipazione, identità, integrità, onestà intellettuale. Parole ormai prive di contenuto esattamente come la classe politica Italiana che le ha rese tali.

Uno schiaffo in faccia all’interesse della gente sempre più utilizzata come marionetta con i paraocchi. Masse pronte a schierarsi di qua e di là come bandiere al vento, per dar luogo ad una partecipazione politica ormai ridotta a tifo calcistico. Una sorte amara per un paese meraviglioso, che per storia, cultura e tradizioni, non meritava di scadere così nel ridicolo.

Per una volta niente mostre ed eventi ma solo uno sguardo ai monumenti disseminati su Roma, che ci ricordano la grandezza di un popolo nel suo percorso attraverso la storia e fino ai giorni nostri, con uno sguardo più intenso all’altare della Patria. Fuor di polemica per la genesi del monumento, un pensiero al suo ospite eterno rappresentante simbolico di tante generazioni di Italiani che furono e, dei loro sacrifici per la libertà e la democrazia oggi offese e calpestate per una poltrona.