Antonio Megalizzi (nella foto)

Antonio con la fidanzata Luana Moresco

L’omicida Chérif Chekatt

I sorrisi di facciata nascondono dolore e vicinanza...

Domenico Megalizzi (al centro) tra Claudio Beccalossi ed il suo amico calabrese di vecchia data Pasquale Barreca, cantante e musicista.

 

L’arrivo da Strasbourg/Strasburgo all’aeroporto militare di Ciampino (Roma) del volo di Stato con la salma di Antonio Megalizzi. Sono presenti il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, accanto al padre ed alla fidanzata del giovane ucciso, Domenico e Luana.

Funerali di Stato nella cattedrale di San Vigilio (Duomo) di Trento. Il presidente della Repubblica Mattarella esprime il proprio cordoglio ai genitori di Antonio, Domenico ed Annamaria.

 

Domenico Megalizzi è il papà di Domenico, vittima italiana della strage compiuta l’11 dicembre 2018 a Strasbourg/Strasburgo dal radicalizzato islamico Chérif Chekatt, delinquente comune poi terrorista di origini maghrebine, schedato come individuo pericoloso ma lasciato libero di scorrazzare dalle autorità francesi – Il padre Domenico lavora presso Rfi (Rete ferroviaria italiana) a Rovereto e risiede con la famiglia a Trento – Dialogo e foto durante una sua venuta al Crc (Centro rilascio concessioni) di Ferservizi nell’ambito della stazione di Verona Porta Nuova

 

Verona – La coincidenza che diventa incontro e dialogo con la cronaca ed il dolore, quelli più tragici e lancinanti. Con Domenico Megalizzi, 59 anni (residente a Trento e con lavoro a Rovereto presso Rfi, Rete ferroviaria italiana), padre di Antonio, 29, laureato in Scienze della comunicazione all’Università di Verona nel 2015 e già collaboratore della sede Rai di Trento per la quale curava un programma radiofonico intitolato “Tesi di laurea”. Nonché aspirante giornalista professionista impegnato con trasmissioni alla radio per Europhonica (progetto internazionale promosso da RadUni – Associazione italiana di operatori radiofonici universitari – insieme a radio universitarie di Francia, Spagna, Portogallo e Germania e che, una volta al mese, in occasione della plenaria del Parlamento europeo, trasmette in diretta da Strasbourg/Strasburgo).

Antonio è una delle vittime del caso d’essersi trovati, l’11 dicembre 2018, nella zona dei mercatini del Christkindelsmärik (tradizionali bancarelle di Natale della città), in Rue des Orfèvres, nel mirino del radicalizzato islamico Chérif Chekatt (di origini maghrebine, marocchine, secondo vari media od algerine, stando a Wikipedia), con ben 27 condanne alle spalle (collezionate in Francia, Germania e Svizzera, espulso nel 2017 dalla Germania alla Francia), armato di pistola e coltello ed urlante il fatale Allāhu akbar!

Oltre a Megalizzi, Chekatt ha colpito a morte anche il thailandese Anupong Suebsamarn, il francese Pascal Verdenne, l’afghano Kamal Naghchband, il polacco Barto Pedro Orent-Niedzielski e ferito altre 11 persone. L’italiano ha cessato di vivere tre giorni dopo essere stato centrato alla testa (con un proiettile rimasto posizionato alla base del cranio, vicino alla spina dorsale, in condizioni irreversibili ed inoperabili) mentre il suo assassino è stato stanato ed ucciso dalle forze speciali della polizia il 13 dicembre.

Originario di Gallina, frazione di Reggio Calabria, Domenico, nel corso della sua breve permanenza per questioni burocratiche presso il Crc (Centro rilascio concessioni) della stazione di Porta Nuova, appariva ancora comprensibilmente frastornato per la tragica vicenda, in un alternarsi di speranza e sconforto, seguita dall’affollato funerale di Stato nella cattedrale di San Vigilio (Duomo) di Trento, il 20 dicembre, alla presenza, tra varie personalità, del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, del presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani e del ministro ai Rapporti con il Parlamento e per la democrazia diretta, Riccardo Fraccaro. Era pure giustamente adirato perché, conoscendo la sua pericolosità estremista, Chekatt non fosse stato messo prima in condizioni di non nuocere dalle autorità francesi ed anche per il fatto che sia stato ammazzato senza che potesse raccontare eventuali e supposti retroscena.

Domenico, padre d’un figlio europeista convinto, ha dimostrato d’avercela un po’ con “certa” stampa, non per il motivo che abbia parlato male od a vanvera ma per particolari errati riferiti. Pur disponendo d’una tomba di famiglia in Calabria (dove gli affezionati nonni avrebbero potuto fargli visita spesso), il giovane è stato sepolto a Trento. Sperando che la smemorata Italia e la storia parziale alla mercé di qualsiasi schieramento non dimentichino o, peggio, mortifichino il suo fiducioso passaggio mai e poi mai da meteora…

Claudio Beccalossi