C’è chi preconizza la catastrofe più nera e chi, invece, vede un risparmio di diversi miliardi di euro.

Fitch, Moody's e Standard & Poor's, le tre sorelline del rating, esprimendo le prime valutazioni negative sul debito pubblico italiano, scagliano l’anatema: "L'Italia è alla deriva".

Con la recente manovra al 2,4%, lo spread, dopo accelerazioni e frenate, chiude la giornata in cui scriviamo a 302 punti. Hanno influito su questo rialzo, con certezza, gli allarmismi dei soliti burocrati di Bruxelles, le nere previsioni delle agenzie di rating, gli speculatori per evidenti interessi di bottega e, in qualche modo, le dichiarazioni informali del leghista Claudio Borghi, presidente della commissione Bilancio della Camera:” Se l'Italia avesse una propria moneta risolverebbe gran parte dei problemi”.

In effetti, Salvini e Di Maio negano ufficialmente qualsiasi possibilità di uscire dall´Europa e dall´Euro, ma nelle azioni di governo assumono un indirizzo euroscettico e in contrasto con i regolamenti dell´Unione, sia per mantenersi coerenti col programma politico, che ha permesso loro di arrivare al governo, sia perché ritengono doveroso sopperire, in primis, in contrasto o meno con le normative di Bruxelles, alle necessità di un popolo martoriato dalle inique norme europee, cui i precedenti governanti non hanno saputo o voluto reagire.

Il governo gialloverde sta scuotendo l’Europa! Un´Europa che si era assestata su una politica da servo e padrone; gli Stati del Nord a comandare, quelli del Sud a servire; quelli del Nord a ingrassare, quelli del Sud a dimagrire.

La storia si ripete; successe la stessa cosa, sotto certi aspetti, con il processo di unificazione risorgimentale, che innescò la creazione e l’accrescimento del divario tra Nord e Sud, ma questo è un altro caso, di cui ci occuperemo altrove.

Fortunatamente, con Salvini, nazionalista e “prode e leale condottiero”, è finito il “magna-magna” degli speculatori e la corsa internazionale allo shopping, a prezzo stracciato, delle aziende italiane ancora rimaste in piedi.

Affossare la nostra economia e comprare, subito dopo, i nostri gioielli industriali è stato un tutt’uno con l’aiuto di alcuni nostri politici che hanno svenduto l’Italia ai loro amici della finanza internazionale, attraverso le privatizzazioni, a partire degli anni `80 e `90.

Così si è volatilizzato il patrimonio nazionale, quel patrimonio che i nostri governi avrebbero dovuto difendere a denti stretti e gestire oculatamente al fine di creare ricchezza e utili posti di lavoro.

In Europa si torna a parlare dell’Italia, ma non più col sorrisetto sarcastico del periodo berlusconiano, adesso in altra edizione, col timore che il “virus salviniano” possa contagiare i popoli oppressi e scatenare una reazione a catena, questa sì, dalle conseguenze imprevedibili.

All’uopo, sia la decisione di Salvini di chiudere i porti italiani allo sbarco selvaggio, sia le dichiarazioni di Di Maio e Conte, in occasione del meeting sull'immigrazione a Bruxelles, con cui si preannunciava - in caso di mancanza di una risoluzione condivisa - che l'Italia non avrebbe più pagato la sua quota al bilancio europeo, la dicono chiara e lunga!

Orbene, abbiamo fin qui esaminato gli apprezzamenti negativi espressi dalle forze "occulte" della finanza e dalle lobbies industriali nei riguardi delle politiche euroscettiche e sovraniste del nostro governo, ma passiamo, adesso, all’altra faccia della medaglia.

Uno studio di Mediobanca afferma:” Ben 8 miliardi di euro è la cifra che risparmierebbe l’Italia se uscisse dalla moneta unica”.

Come? L’analisi di Mediobanca si basa su ragionamenti strettamente economici, individuando i pro e i contro nel caso in cui si ritornasse alla lira. In sostanza, uscire dall’euro e ridenominare il debito in lire, ovviamente deprezzate, rappresenterebbe - con certezza matematica - più vantaggi che danni.

Queste azioni possono, secondo Mediobanca, “supportare una decurtazione del debito e insieme ad una politica monetaria ritornata sovrana, creare le condizioni per un genuino rilancio dell’economia italiana”.

Negli ambienti economico-finanziari si ragiona sempre più seriamente sull’ipotesi di un’uscita italiana dall’euro, sulla sostenibilità dell’impatto e, a conti fatti, su un risparmio immediato da 8 miliardi, per come sopra riferito.

A questo punto, che dire… quasi, quasi!

Ricordando Oscar Wilde, ripetiamo: “Lo scopo della vita, se ne ha uno, consiste semplicemente nella ricerca continua delle tentazioni”. E questa è molto grande! Non vi pare?