A volte, certi episodi negativi possono aprire la strada ad una lunga sequenza di eventi positivi. In altre parole, i problemi della migrazione di massa e dell’islamizzazione hanno aperto la strada a nuove politiche europee. Il vecchio “Sistema Europa” sta implodendo e un nuovo ordine reggerà il destino del nostro continente.

L’ascesa di politici carismatici e con soluzioni forti su temi scottanti, in particolare l’immigrazione, è inarrestabile di fronte alla debolezza dei principali governi dell’Europa occidentale. L’ungherese Orban, a capo del gruppo di Visegrad, è un chiaro esempio. Egli ha spostato il baricentro politico europeo ad Est, infatti, mentre l’Occidente appare indebolito e disomogeneo, l´ Est si presenta compatto e chiaro, distinguendosi come nuovo oggetto di particolare attenzione da parte di USA, Russia e Cina.

I risultati elettorali italiani del 4 marzo scorso hanno dato vita a un governo anomalo e insperato, è vero, ma nello stesso tempo hanno portato alla ribalta un personaggio forte, Salvini. Un duro colpo contro l’establishment. E così, questo nuovo governo presieduto da Conte, con Salvini e Di Maio "guardiani della rivoluzione”, da un lato, nell’ambito nazionale, sta travolgendo la vecchia mentalità politica e i privilegi della c.d. casta e, dall’altro, con riguardo al grave problema migratorio, sta – in sintonia col gruppo di Visegrad – mettendo in scacco il traffico illegale di migranti e i famigerati trattati di Dublino.

Cosa sta succedendo attorno a noi?

Ad un’attenta analisi rileviamo che, in Germania, sono stati necessari, fatto insolito, mesi e mesi di trattative per raggiungere un accordo di governo, ma esso già segnala una seria crisi. Le cause che contrappongono Seehofer, ministro degli Interni (CSU), alla Merkel (CDU) sono: l’apertura delle frontiere e la gestione dei migranti, sia in ambito nazionale che europeo, praticate sin dal 2015 da quest’ultima.

Seehofer condanna l’immigrazione illegale, denuncia la presenza di gravi problemi alla sicurezza interna e si pone a fianco di Salvini, che ha avuto il coraggio di barrare il sistema di accoglimento selvaggio e forzato, previsto dalle attuali norme in vigore (Trattato di Dublino 3). Norme, cui, del resto e come appena accennato, già si oppongono, con determinazione, Paesi quali Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Austria (Gruppo di Visegrad).

Se la Merkel non cede alla politica anti-immigrazione, sostenuta da Seedorf, perderà sicuramente l’appoggio della popolazione tedesca, che, come quella italiana, oramai, mal sopporta l’accoglimento di stranieri senza rigide regole selettive e oltre i limiti della tollerabilità e delle capacità di un adeguato inserimento sociale.

Lo stesso discorso vale per Macron, in nettissimo calo nei recenti sondaggi nazionali, senza contare le ripercussioni negative suscitate dal recente “Benalla affair”; trattasi del suo collaboratore (Alexandre Benalla) indagato per le sconcertanti violenze del primo maggio scorso a Parigi.

Macron, traballante e insicuro, appare indifeso e incapace di reagire. E questo, in una “repubblica monarchica” come la Francia, non è di certo un problema da sottovalutare.

Sono finiti, dunque, anche per "Monsieur le Président" i tempi dei sorrisetti maliziosi e delle politiche d’intesa bilaterali (Parigi-Berlino) a scapito degli altri Paesi dell’Unione! Il pallone Macron si sta significativamente sgonfiando, così come la fiducia dei francesi verso il loro presidente.

Spostandoci in Spagna, il neo-primo ministro Pedro Sanchez, diventato premier “per caso”, guida una coalizione instabile e di difficile definizione. Le forze indipendentistiche restano in agguato e sono pronte a tornare all’azione a qualsiasi momento. La Catalogna, infatti, non può essere definita un “caso archiviato”; la sfida contro lo Stato, se non saranno concesse ulteriori autonomie, può ricominciare senza preavviso. In più, e non ultimo per importanza, c’è il fenomeno migratorio in crescendo che, se non trattato a dovere per tempo, farà saltare la fragile composizione governativa e non solo.

Ci sia consentito aprire, a questo punto, una breve parentesi sui termini migrazione e immigrazione, su cui in molti fanno confusione, a causa dell’attuale clima globale di grande mobilità di flussi umani da Sud a Nord e da Est a Ovest.

La migrazione si ha quando un popolo intero, progressivamente, si porta da un territorio all’altro, trasformando completamente la cultura del territorio in cui si insedia. L’immigrazione si verifica, invece, solo quando gli immigrati (e non un popolo intero) accettano la maggior parte degli usi e costumi del Paese in cui vengono ospitati.

Purtroppo, in Europa il fenomeno è stato trattato fino ad oggi come immigratorio anche se, in effetti, sta assumendo l’aspetto di migratorio, così come del resto viene comunemente definito.

Dopo quanto esposto sui principali Stati dell´Unione, notiamo che al centro della crisi politica che attanaglia l’Europa, esistono fattori socio-economici e religiosi importanti, quali: amministrazione della sicurezza interna, migrazione di massa, società parallele, formazioni di nuove e temibili associazioni delinquenziali (potenzialmente terroristiche) e, infine, ma non meno rilevante, il dilagare della religione islamica che non è conciliabile con i valori europei, consacrati da secoli di lotte e dal sangue di molti martiri.

Il cambiamento in atto voluto da quei popoli europei, che col loro voto stanno gradatamente determinando una svolta a destra, è supportato, principalmente, dalle preoccupazioni che sorgono, sotto il profilo economico, culturale e sociale, dalle continue invasioni straniere, dal buonismo ad oltranza della sinistra e del Vaticano, nonché dalle conseguenze dei trattati internazionali capestro, che ci hanno ridotto allo stato in cui siamo.

Trattasi di una svolta popolare, in sostanza, verso un nazionalismo, non inteso come sentimento illiberale e antidemocratico, ma come idea assoluta di nazione sovrana, che può convivere armonicamente con altre nazioni. A tal proposito, il filosofo Johann Gottfried Herder sosteneva: “Ogni popolo ha, in base alle proprie specifiche disposizioni, determinati doveri e responsabilità, di cui nessuno può ostacolare lo sviluppo”.

La sinistra, antitesi della destra emergente, non esiste più, ovvero, la storica classe proletaria, così come l’abbiamo conosciuta, è morta da tempo.

Oggi esiste, invece, la sinistra al Rolex e cachemire, la sinistra dei salotti romani, dall’anima accanitamente classista, elitaria e antipopolare. Le preoccupazioni dei cittadini sul problema dei rifugiati e sulle necessità dei propri connazionali meno privilegiati vengono, di fatto, costantemente ignorate dai politici ed intellettuali di sinistra, c.d. radical - chic, che si reputano i cittadini del mondo e che vogliono imporre, per moda e per snobismo, i loro nuovi principi ideologici al consorzio umano, attraverso l’omologazione al pensiero unico (il solo autorizzato da un'astratta e onnipresente polizia dell'opinione), il politically correct e il “debunking”.

Compito del debunker (demistificatore, in italiano), nel nostro caso, è quello di smentire tutte quelle opinioni e impostazioni di pensiero che fioriscono al di là dei canoni prefissati. Talché un concetto, ad esempio, che difende la tradizione e l’identità nazionale di un popolo dal debunker sarà classificato come deplorevole e volgare razzismo.

A questo punto, la persistente crisi economica, il capovolgimento dei valori della tradizione, la perdita della sovranità nazionale, la sfrenatezza dei costumi e la perdita d’identità dei territori e dei loro tessuti produttivi e commerciali fanno esplodere il malcontento tra i popoli europei.

È a causa di tutto ciò che si sta configurando, che piaccia o meno, un nuovo ordine politico in tutta Europa; “l´Europa delle patrie”, già reclamata in passato dal lungimirante Charles de Gaulle, in cui vi sia sovranità assoluta di ogni Paese sulle proprie questioni interne, politica economica e monetaria non imposta da Bruxelles, politica migratoria compatibile con gli interessi primari dei cittadini europei, politica estera propriamente realistica, fondata sugli interessi e non sulle passioni o le dottrine, politica di solidarietà e sviluppo ai Paesi extraeuropei necessitati, con investimenti a lungo termine in loco, al fine di porre un freno alle migrazioni di massa verso il Vecchio Continente.

È interessante ricordare a proposito dell’integrazione, tanto cara alla sinistra e al Vaticano, alcune frasi del “double mètre” de Gaulle, che sicuramente non fu definito un razzista, anche se pare che gli attuali governanti francesi non ne abbiano colto l’essenza: “Noi siamo comunque prima di tutto un popolo europeo di razza bianca, di cultura greca e latina e di religione cristiana. Che non ci raccontino delle storie! I musulmani, voi siete stati a vederli? Voi li avete visti con i loro turbanti e le loro djellaba? Vedete bene che non sono dei francesi!” e subito dopo: “Coloro che spingono verso l’integrazione hanno un cervello da colibrì. Cercate di integrare l’olio con l’aceto. Agitate la bottiglia. Dopo un secondo, si separano di nuovo. Gli arabi sono gli arabi e i francesi sono i francesi” e in altra circostanza:” È un bene che ci siano francesi gialli, francesi neri e francesi marrone. È la dimostrazione che la Francia è aperta a tutte le razze e che ha una vocazione universale. Ma a condizione che essi restino una piccola minoranza. Altrimenti la Francia non sarà più la Francia”.

Il messaggio appare chiaro e forte per chi voglia afferrarlo!

Secondo le profezie della sensitiva bulgara Baba Vanga (al secolo Vangelia Pandeva Dimitrova), la 'Nostradamus dei Balcani', nel 2043 Roma diventerebbe la capitale del Califfato.

Ringraziando per il premio di “Roma Capitale”, che, naturalmente, decliniamo e, cabala a parte, siamo propensi a pensare che l´amministrazione europea con le sue attuali regole e l’immigrazione di massa potrebbero realmente decretare la fine e/o l´ islamizzazione dell’Europa.

E ciò, non solo perché lo afferma il primo ministro ungherese Viktor Orban, che si scaglia continuamente contro la politica di asilo dell’Ue, o perché ci viene descritto, con spirito analitico, da Rolf Peter Sieferle sul suo libro “Migrazioni”, ma perché è storicamente provato che le migrazioni di massa cambiano radicalmente la cultura delle popolazioni autoctone, imponendo la propria e perché l´Europa “sociale”, quella desiderata dal popolo europeo, per intenderci, quella delle pensioni decenti, della buona sanità, dei servizi sociali efficienti e degli orari di lavoro onesti, non si è mai concretizzata, lasciando il posto all´Europa dei “mercati”, dei banchieri, delle forze oscure.

In Europa, purtroppo, non si è mai riusciti a raggiungere un compromesso su questioni per così dire “interne”, tra interessi contrastanti e identità nazionali (dall’inizio della crisi economica ad oggi, gli interessi intergovernativi hanno sempre prevalso su quelli comunitari), né tantomeno su quelle di politica estera.

Persino Il progetto della costituzione europea, sottoscritto da 25 paesi membri il 29 ottobre 2004, a Roma, un estremo tentativo di maggiore integrazione tra i vari Stati, è finito a carte quarantotto.

Concludiamo, ricitando Herder: “L'impero romano d'Occidente, costituito da un crogiuolo di razze demograficamente differenti, cadde perché volle distruggere i caratteri nazionali, ignorare le tradizioni dei singoli popoli e organizzare come un meccanismo la vita umana”.

Per gli stessi motivi, ahinoi, si sta lentamente sgretolando il tanto osannato Superstato europeo, pensato con buoni propositi, ma progettato male e consegnato nelle mani dei peggiori poteri forti e di un manipolo di burocrati sognatori. I fatti, del resto, lo confermano!

G & G Arnò