Confermata l´istituzione del Ministero Straordinario di Pubblica Sicurezza
La delinquenza organizzata ha preso il sopravvento sulla città

Era ora di muoversi, di agire e reagire al caos che si era creato nello Stato di Rio e, in particolare, nella capitale dello stesso, Rio de Janeiro. L´indice di violenza, aumentato ai massimi livelli e l´impotenza a porvi rimedio da parte degli amministratori locali hanno determinato il passaggio del comando assoluto della Pubblica Sicurezza nelle mani del Comando Militar de Leste (CML) – agli ordini del noto generale Walter Braga Neto.

Facendo un passo indietro, osserviamo che l´intervento federale nel sistema di sicurezza dello Stato di Rio de Janeiro è stato causato, principalmente, dalla crisi politica ed economica che ha colpito la Regione. La prima ha visto l´indebolimento progressivo del governatore Pezão da quando l´ex governatore Sergio Cabral, compagno di fede politica, veniva arrestato e condannato per una lunga serie di reati;la seconda ha determinato, per come è facile immaginare, la perdita di controllo del governo sulle polizie e sul relativo apparato di sicurezza. Tuttavia, la crisi della sicurezza durava da tempo. Infatti, secondo l´ISP - Istituto di Sicurezza Pubblica - nel 2015 venivano registrati 4.200 omicidi nello Stato, nel 2016, ben 5.042, per giungere nel 2017 a 5.332. Furti, rapine, estorsioni ed altri tipi di reato, anch´essi vengono registrati in crescendo, senza menzionare l´aumento impressionante delle imputazioni contestate a noti politici e industriali del luogo.

La corruzione tra le forze dell´ordine e non solo, in questo stato di cose, si è sempre di più accentuata al punto da provocare la misura eccezionale di cui trattiamo, ritenuta l´unico mezzo idoneo a ripulire il marcio e a ricostituire un sano sistema di sicurezza pubblica.

“La delinquenza di Rio è contagiosa per l´intero Paese” ha, all´uopo, dichiarato il presidente Temer, per cui la misura eccezionale di porre la sicurezza dello Stato nelle mani dell´esercito ( 30.000 militari), misura d´altronde prevista dalla Costituzione in casi di emergenza, è stata adottata con determinazione, per arginare una situazione oramai ai limiti della sopportazione da parte dei cittadini e delle forze leali di polizia locale, incapaci di contenere il dilagare della violenza e del caos sociale.

Da un lato, la maggior parte delle cittadinanza ha accolto con sollievo il provvedimento presidenziale e l´intervento delle truppe federali, dall´altro, parte di essa si è posta il quesito della legittimità e dell´opportunità, oltre che del pericolo, che un tale provvedimento potrebbe rappresentare, memore della crisi politica e sociale in cui si dibatté il Brasile del presidente Goulart nel 1963 - `64, finita poi col colpo di Stato.

Il provvedimento presidenziale è legittimo perché, come sopra detto, previsto dalla Costituzione in casi eccezionali, come l´attuale. Esso è opportuno, o meglio, necessario per arrestare lo stato di guerriglia urbana che si era creato nella seconda metropoli del Paese (oltre 120 poliziotti uccisi nel 2017, 632 persone colpite accidentalmente da proiettili e tra di esse 10 bambini morti nei primi 6 mesi del 2017). Esso, infine, non costituisce un pericolo per l´ordine democratico, non tanto perchè il generale Sergio Etchegoyen, ministro del Gabinetto di Sicurezza Istituzionale, lo ha garantito, ma, principalmente, per il fatto che le circostanze socio-politiche nazionali e internazionali, nonchè i presupposti che determinarono l´allora colpo di Stato, non hanno nulla da vedere con la situazione attuale, frutto dell´espansione selvaggia delle bande armate della delinquenza organizzata ( trafficanti e miliziani). Inoltre, per meglio controllare in forma definitiva i focolai di delinquenza nello Stato di Rio de Janeiro e probabilmente nell´intero Paese, il governo ha addirittura deciso di istituire il Ministero della Sicurezza Nazionale.

Quanto durerà l´intervento militare? Dipenderà dalle circostanze; si parla di una decina di mesi, ma forse anche di più, finchè non sarà ristabilito lo Stato di diritto.

L´ intervento militare potrà risolvere il problema esposto? Forse, a condizione che le truppe federali siano “vaccinate” contro il cancro della corruzione, che una serie di drastiche misure vengano contemporaneamente e democraticamente adottate nell´ambito dei codici penali, dell´ordinamento giudiziario, sanitario, scolastico, carcerario, elettorale, amministrativo e così via, includendo la conseguente modifica di alcuni articoli della Costituzione. Per concludere, l´esercito può porre un tampone momentaneo alla violenza, ma non può cambiare la struttura del Paese. È essa che va riformulata radicalmente, altrimenti l´esercito otterrà una vittoria di Pirro e il male eretto a sistema, ancora una volta, non sarà debellato. Impresa impossibile? Quasi, al punto da non farci sperare grandi cambiamenti. Per non essere troppo pessimisti, non dimentichiamo, però, che un antico adagio recita:” Le cose in cui non speri accadono più spesso delle cose in cui speri”. Chi vivrà, vedrà!

di Redazione

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