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    P. Bruni, calabrese di alta levatura culturale

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    Pierfranco Bruni  | 2020-12-07 00:59:38

                 50 anni di cultura anticonformista e libera. Pierfranco Bruni e Tommaso Romano raccontano l'Italia delle culture dal 1970 al 2020. L'altra storia Francesco Giubilei Ci sono pregiudizi duri a morire nonostante non abbiano riscontro nella realtà, uno dei più in voga è che non esiste una cultura di destra. Eppure basterebbe ripercorrere la cultura del Novecento italiano per riscontrare una cospicua produzione letteraria, artistica, filosofica ascrivibile a quest'area di pensiero. A dire il vero non è del tutto corretto parlare di "cultura di destra" ma occorre più correttamente riferirsi a una "cultura delle destre" visto il carattere multiforme, eterogeneo, ricco di sfaccettature che compone tale orizzonte culturale. Quando ci riferiamo a una cultura delle destre e ai suoi esponenti, non sempre intendiamo autori che nel corso della propria vita si sono definiti di destra, bensì a pensatori che hanno condiviso un pantheon di ideali, valori, opinioni ascrivibili a quest'area. Irregolari, non conformisti, anti sistema ma anche tradizionalisti, controrivoluzionari, conservatori, identitari, figure accomunate dal tentativo di marginalizzare il loro pensiero etichettandoli, ghettizzandoli, marginalizzandoli, in nome dell'egemonia culturale gramsciana prima e del politicamente corretto poi. Eppure non si tratta di una cultura minoritaria che qualcuno vorrebbe ridurre a esperienze nostalgiche come nel caso del dibattito che si ripropone periodicamente ed è stato di recente rilanciato sulla rivista letteraria "Aeon" da Andrew Manzoni in cui ci si interroga sulla presenza di autori "fascisti" nel "canone occidentale" inserendovi, tra gli altri, Marinetti, Pirandello e Malaparte. Al contrario, siamo di fronte a una cultura costituita da Premi Nobel per la letteratura come lo stesso Pirandello, Thomas Mann, T.S. Eliot, Boris Pasternak e formata da esperienze culturalmente notevoli, riviste, case editrici, associazioni, luoghi di pensiero e di riflessione, dibattiti e convegni che hanno contribuito a creare un “humus culturale” non sempre recepito dal mondo politico ma di indubbio valore. Ne è testimonianza la casa editrice che pubblica il libro che avete tra le mani; nate a inizio anni Settanta dall'intuizione di Tommaso Romano, le edizioni Thule hanno contribuito a pubblicare le principali voci del tradizionalismo italiano e custodiscono un patrimonio storico, filosofico e letterario di assoluto rilievo. Spulciandone il catalogo si trovano i testi di Marcel De Corte, Thomas Molnar, Plinio Correra de Oliveira, Francisco Elias de Tejada, Giacinto Auriti, Baget Bozzo, Silvano Panunzio , Attilio Mordini... Un'attività di editoria libraria a cui si è affiancata la pubblicazione di numerose riviste con un'attenzione particolare al tema della spiritualità e l'organizzazione di convegni con relatori di spicco. Thule rappresenta solo uno degli esempi di editoria non conforme che si sviluppa in Italia dal dopoguerra, potremmo citare fulgidi esempi di case editrici che hanno dato spazio ad autori che non trovavano voce nelle principali realtà dominate da logiche economiche o da un conformismo disarmante. Sbaglierebbe chi pensasse a un'editoria di nicchia, basta citare il caso di Leo Longanesi, figura geniale del Novecento italiano mai sufficientemente ricordata e la sua attività di scopritore di talenti: da Moravia a Indro Montanelli, da Flaiano a Pannunzio. Oppure il caso di Alfredo Cattabiani, direttore editoriale di Rusconi che lanciò in Italia “Il Signore degli anelli” di Tolkien. L'esperienza di Rusconi è ricordata nel volume "Come un don Chisciotte": Edilio Rusconi tra letteratura, editoria e rotocalchi” curato da Velania La Mendola, una miniera di informazioni e rimandi bibliografici ad autori e opere di inestimabile valore. È sufficiente osservare la copertina del libro della La Men-dola per comprendere la vastità del catalogo Rusconi che, a rotocalchi popolari di successo come "Gente" e "Gioia", affianca le opere di Giovanni Arpino, Giuseppe Berto, Giuseppe Prezzolini, Biagio Marin, Raffaele Crovi... Si potrebbe poi citare l'attività delle Edizioni del Borghese nate in parallelo all'omonima rivista fondata da Longanesi e poi diretta da Mario Tedeschi e Gianna Preda che dettero vita nel 1958 al ramo librario. Oltre a numerosi autori anticonformisti italiani e stranieri, è da ricordare la pubblicazione in Italia dei “Ritratti di coraggio” del futuro presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy. Come dimenticare poi il lavoro svolto da Giovanni Volpe con cui, non a caso, si apre il testo di Gianfranco de Turris “I non-conformisti degli anni Settanta. La cultura di destra di fronte alla "contestazione". Volpe denunciava come la scena culturale fosse "sempre dominata dal mondo di sinistra: case editrici, premi, giornali e riviste, a tutti i livelli": Dalla fine della guerra in poi, io, come tanti uomini e tante donne, mi sono sentito quasi esule nel mio Paese e sempre più estraneo al mio tempo; ma non rassegnato, né disposto a entrare in uno dei tanti carrozzoni pieni di allettanti inviti. Costituivamo, l'uno ignoto agli altri, una specie di comunità ideale di uomini e di donne, legati non tanto da identità di idee politiche, quanto da un certo modo di essere, di sentire, di reagire per non essere complici di una interpretazione della storia senso unico. Comunità è la parola chiave per comprendere anche l'esperienza del Sindacato Libero Scrittori Italiani nato nel biennio 1970-1971 su iniziativa di Francesco Grisi e Antonio Barolini. Una scissione in piena regola dal Sindacato Nazionale degli Scrittori ormai per-meato da un'ideologia soffocante che impediva di scindere la cultura dalla politica e soffocava ogni voce non allineata ai dogmi del progetto di egemonia culturale di gramsciana memoria. Non è un caso che lo scontro maturi all'indomani del '68, è a partire da inizio anni Settanta che la sinistra mette in campo la propria strategia "per impadronirsi di alcuni organismi importanti dal punto di vista culturale", così come non è casuale la nascita nel 1974 dell'esperienza de "Il Giornale" dopo l'uscita di Indro Montanelli dal "Corriere della Sera" diventato ormai un luogo per lui non più adatto. La creazione del Sindacato Libero Scrittori Italiani diventa un'esigenza dal momento in cui l'intellighenzia di sinistra non solo contrasta apertamente autori e intellettuali vicini al mondo della destra ma addirittura marginalizza anche chi, pur non aderendo a nessun partito politico e interessandosi solo agli aspetti culturali, decide di non prendere posizione. Un approccio che potremmo sintetizzare nella tristemente nota espressione: o sei con me o sei contro di me. Ben presto alcune voci di spessore del mondo culturale decidono di aderire al Sindacato Libero Scrittori Italiani che sarebbe sbagliato definire solo un'esperienza di destra. Al suo interno convivono infatti varie anime, da quella cattolica alla liberale fino alla tradizionalista e raccolgono una serie di voci che elencandole si rischierebbe di dimenticare qualcuno talmente variegato e qualitativamente notevole è stato il numero di aderenti al sindacato. Nel suo testo “Per una storia del sindacato libero scrittori italiani”, Tommaso Romano ne fa un esaustivo elenco a cui rimandiamo per una panoramica generale. D'altro canto il sindacato nasce "apolitico e aconfessionale", animato da una "scelta apartitica" dei suoi soci fondatori con una linea portata avanti dai vari presidenti che si sono succeduti alla guida del SLSI, da Grisi a Francesco Mercadante, passando per Antonio Barolino, Diego Fabbri, Italo De Feo, Dino del Bo, Ettore Paratore, Vittorio Enzo Alfieri. Il libro che avete tra le mani diventa così una bussola per orientarsi nel panorama anticonformista e non-allineato italiano, una miniera preziosa di informazioni e nomi il cui pensiero andrebbe non solo ricordato ma organicizzato a peritura memoria. Ma il Sindacato Libero Scrittori Italiani, sebbene sia riduttivo considerarlo solo un'esperienza di destra, ha incarnato al suo interno le varie anime della cultura delle destre. I numerosi convegni organizzati, le assemblee, i congressi, i premi, testimoniano un'eredità che non può e non deve essere dimenticata e di cui le future generazioni hanno il dovere di farsi portavoce. Il libro di Bruni e Romano diventa uno strumento prezioso perché non solo ripercorre la storia del Sindacato Libero Scrittori Italiani ma tratteggia il profilo di alcuni dei suoi protagonisti corredato da una preziosa antologia di scritti e da preziosi documenti come le lettere di Pertini e Bedeschi al Presidente del Sindacato Italo De Feo o le locandine di alcuni dei convegni organizzati che, rileggendoli oggi, ci fanno capire perché non possiamo non definirci conservatori guardando con al passato con nostalgia. Si va dal convegno del 2003 di presentazione del libro “La destra e l'Italia” di Domenico Fisichella con Giano Accame, Cecilia Gatto Trocchi e Gennaro Malgieri moderati da Francesco Mercadante, all'iniziativa del 2009 in ricordo di Giano Accame con, tra gli altri, Piero Vassallo, Fausto Gianfranceschi, Claudio Quarantotto, Marcello Veneziani, Marcello De Angelis, fino alle iniziative in ricordo di Francesco Grisi e Franz Maria D'Asaro. Come attualizzare la lezione del Sindacato Libero Scrittori Italiani? Continuando a portare avanti un'imprescindibile attività di carattere culturale che svolgono quotidianamente case editrici, riviste, siti internet, fondazioni come la Fondazione An, la Fon-dazione Tatarella, Fare Futuro, Tricoli, centri studi come il Centro Studi Dino Grammatico (che fece parte del SLSI), il Centro Studi Rauti o istituti come l'Istituto siciliano di studi politici ed economici insieme a decine di associazioni in tutta Italia. Senza dimenticare l'obiettivo comune di conservare valori e una memoria storica che altrimenti rischiano di andare smarrite e la necessità di superare controproducenti divisioni e lotte intestine. L'elenco delle personalità tracciato da Romano che aderirono o parteciparono alle iniziative del SLSI, diventa così un piccolo canone della cultura italiana anticonformista del secondo Novecento italiano. Esperienze culturali, editoriali, giornalistiche che un'iniziativa coraggiosa e sotto vari punti di vista rivoluzionaria come il Sindacato Libero Scrittori Italiani ha saputo non solo intercettare ma valorizzare, un esempio virtuoso da cui la cultura non allineata contemporanea dovrebbe prendere spunto a partire dalla lettura di questo libro. Francesco Giubilei Il volume: INDICE - "Prefazione" di Francesco Giubilei - "Perché nasce il Sindacato Libero Scrittori Italiani. Dal 1970. Un confronto tra culture" di Pierfranco Bruni - "Per una Storia del Sindacato Libero Scrittori Italiani" di Tommaso Romano PERSONAGGI DEL SINDACATO LIBERO SCRITTORI - "Francesco Grisi, scrittore cristiano" di Pierfranco Bruni - "Francesco Grisi: un breve profilo, “L’ultima campagna” e l’opera che conclude la sua avventura letteraria e umana" di Tommaso Romano - "Antonio Barolini. Scrittore della provvidenza" di Pierfranco Bruni - "Diego Fabbri. Un viaggio nell’ambiguità cattolica" di Pierfranco Bruni - "Un breve profilo di Dino Del Bo" di Tommaso Romano - "Ettore Paratore. Un maestro nell’antico della modernità" di Pierfranco Bruni - "Francesco Mercadante, Maestro di Diritto" di Pierfranco Bruni - Antologia - Iniziative - documenti È possibile consultare il volume cliccando sul link riportato sotto. https://spiritualitaeletteratura.blogspot.com/2020/12/spiritualita-letteratura-le-altre.html Inviato dal mio Galaxy

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