Tutte le volte che gli USA si sono messi in testa di togliere di scena un dittatore “scomodo” hanno architettato il, così detto, “casus belli” ovvero, hanno divulgato notizie false, atte a suscitare lo sdegno mondiale ed a giustificare il loro intervento militare. Politica fraudolenta e socialmente pericolosa, quella gestita col proposito di ingannare la buona fede altrui!

L´effetto, infatti, di detta linea politica, e negli ultimi anni ne abbiamo avuto prove a volontà, è stato devastante; Irak e Libia insegnano.

Il motivo sta nel fatto che, dopo aver debellato il dittatore scomodo di turno , la diplomazia americana non è stata in grado di organizzare “in loco” una struttura statuale e appoggiare, in un nuovo governo, un´autorità che potesse soddisfare la maggioranza della popolazione coinvolta ed interessata.

In pratica, gli USA e gli alleati occidentali, nel praticare queste “strafexpedition“ spedizioni punitive, eliminano il governante “indigesto” e lasciano nel caos più assoluto il Paese colpito. Naturalmente, chi se ne approfitta di questo vuoto di potere è il terrorismo jihadista; nel 2013 quasi che toccava alla Siria e ci potete scommettere che se, oggi, non ci fosse Putin a far da spauracchio alla coalizione occidentale, con la scusa dell´uso da parte delle forze siriane di armi chimiche su Khan Sheikhoun, gli Yankees avrebbero spazzato via a suon di missili anche il “feroce” al-Assad.

In Irak, l´affaire “armi chimiche” di Saddam è notorio che sia stata una fake news; oltre all´esplicita ammissione della stessa CIA, l´autorevole commissione inglese capeggiata da Sir John Chilcot il 6 luglio 2016 ha concluso che non esistevano né armi chimiche di distruzione di massa né motivazioni plausibili per invadere l’Iraq.

Altra fake news, quella sulle atrocità commesse da Gheddafi, nei bombardamenti su Tripoli e Bengasi nel 2011, con armi chimiche. L´Alleanza Occidentale – dopo che la Francia era intervenuta unilateralmente - attacca militarmente la Libia. I ribelli uccidono barbaramente Gheddafi e familiari e il Paese rimane nel caos e in mano al terrorismo jihadista, in parte, a tutt´oggi . La fonte confidenziale sulle malefatte del Rais è Sayed Al Shanuka, membro libico della Corte Penale Internazionale, rivelatosi, poi, un mistificatore e reiterato mitomane.

Arriviamo ai nostri giorni. Possiamo inconfutabilmente affermare che al-Assad abbia bombardato Khan Sheikhoun con armi chimiche? Gli USA e noi al seguito affermiamo di sì, ma non c´è la minima prova, oltre al fatto che sia stata proprio Washington, la principale accusatrice, a dare i natali alle varie fake news chimiche.

IL Prof. Theodore Postol è uno scienziato del MIT di Boston e, dopo un´attenta analisi, ci dice: “Il rapporto della Casa Bianca - sul bombardamento - contiene conclusioni false e fuorvianti”, continuando, ”La deformazione del manufatto indica che non è stato lanciato dal cielo” e, con assoluta sicurezza, conclude, “il rapporto della Casa Bianca non contiene assolutamente alcuna prova che possa indicare l´autoria di questa atrocità”. Ciò stante, non si tratta di un´azione siriana, né d´incidente. Un contenitore di gas Sarin è stato, comunque, fatto esplodere da terra per colpire la popolazione inerme, da chi aveva interesse a far ricadere la colpa su al-Assad, che, guarda caso, stava avendo la meglio sui ribelli.

La Francia, come spesso accade, è un caso a parte. Forse ossessionata, oltrecchè dagli interessi commerciali, da tempo in lista d´attesa, dalla frustrazione, trasformatasi col tempo in senso di colpa, di non esssere la prima della classe in Europa e, in particolare, nel Medio Oriente e dintorni.

Mercoledì scorso, Hollande ha riunito all´Eliseo il Consiglio di Difesa e di Sicurezza Nazionale, l’organo supremo, che sovrintende le decisioni militari quando spirano “venti di guerra”.

Motivo: Analisi delle conclusioni definitive del Governo sul “presunto attacco chimico” a Khan Sheikhoun (Siria), il 4 Aprile scorso. La perizia tecnica ha attribuito alle forze siriane la responsabilità della strage chimica, precisando che gli esperti francesi, esaminati i reperti raccolti sul posto, hanno accertato la presenza di Sarin, o meglio di un prodotto secondario specifico, il DIMP (Diisopropil metilfosfonato), posseduto in passato dalla Siria. Aggiunge, ancora, che anche l’analisi biomedica “su un campione di sangue preso in Siria da una delle vittime di Khan Sheikhoun”, ha rivelato contaminazione da Sarin.

I francesi, quindi, avrebbero ottenuto un “pass” per accedere ad una zona occupata dai ribelli di Al Qaeda, oppure avrebbero ricevuto da questi ultimi sia i reperti che il campione di sangue ( probabilmente manipolati e contaminati, secondo qualche sfiduciato osservatore). Nel primo caso, i Transalpini dimostrano, ancora una volta, di saperla lunga, ma non saperla raccontare. Nel secondo, dovrebbero essere tanto ingenui da pensare che altri abbocchino l´esca della prova “indipendente” e non collegiale.

Beh, loro ci provano!

Gli USA, dal canto loro, credono, dopo l´attacco missilistico di rappresaglia alla base siriana di Al-Shayrat, di trovarsi in condizione di forza nel dialogo con la Russia sul Medio Oriente, ma ancora una volta e questa, in particolare, sbagliano. Russia e Iran sanno come sono andate realmete le cose in Siria e l´indecisa Amministrazione Tramp, che non eccelle di sicuro in strategia politico-militare, non avrà vita facile con Al-Assad che, tutto sommato, non minaccia in nessun caso la Nazione Americana né l´Europa. Piuttosto, a proposito di minacce, l´attenzione del Pentagono andrebbe seriamente rivolta all´estrema pericolosità del giovane satrapo della Corea del Nord. Se, però, anche lì, Washington ( qui la Francia non c´entra) pensa di risolvere l´empasse con la politica delle cannoniere, anzicchè coordinando un´azione congiunta con, per motivi geoeconomici, l´odierna alleata Cina, rimpiangerà d´averlo fatto. E ciò perché, sicuramente, la spunterà sul piano militare, ma ad un prezzo molto caro che potrebbe , a conti fatti, avere il gusto più amaro di una secca sconfitta.

G & G Arnò