Quando è meglio non aprire la finestra

 

 

La finestra su Roma oggi sarebbe meglio non aprirla perché il panorama che possiamo ammirare non mette affatto allegria. Per chi la ama rimane sempre il posto più bello del mondo dove vivere, e per molti è impossibile anche solo immaginare di poter vivere da un’altra parte.

 

Anche i turisti ne rimangono innamorati, perché l’impatto forte della sua bellezza riesce a sovrastare ogni altro aspetto, almeno per la durata del soggiorno che di solito non va oltre qualche giorno. Ma per tutti quelli che la vivono è tutta un’altra storia. Con un senso di amore quasi cieco si sopportano cinghiali, topi, gabbiani, viaggi interminabili per recarsi al lavoro, rifiuti che debordano dai cassonetti ed ogni altra forma di ostacoli ad una qualità della vita, almeno decente, per quella che è una delle capitali del mondo e patrimonio culturale dell’umanità.

 

Si fa quasi finta di niente, quasi negando a se stessi la presenza di questi aspetti per amore di un senso di appartenenza smisurato. Quando però a sbattertelo in faccia è tutto il mondo diventa impossibile negare la realtà, e davanti alla disfatta di Roma per l’assegnazione dell’Expo 2030 è impossibile girarsi dall’altra parte.

 

La Capitale d’Italia è stata non solo stracciata dai 119 voti raccolti da Riad, ma addirittura battuta da Busan in Corea del Sud, capace di raccogliere 29 voti contro i 17 raccattati da Roma. Nemmeno la forza di raccogliere 50 voti per un ballottaggio, nessuno credeva in una facile vittoria ma un’umiliazione così nessuno poteva immaginarla.

 

La forza delle alleanze non ha tenuto e tutti quelli che avevano garantito il proprio sostegno a Roma si sono fatti indietro. Ora da bravi Italiani possiamo interpretare il tutto ricorrendo alla facile teoria del complotto, invocando quanto è successo per gli ultimi mondiali di calcio, riferendoci allo scandalo di mazzette e tangenti che ha investito alcuni membri del parlamento Europeo.

 

Certo è che l’Arabia Saudita abbia saputo accaparrarsi i favori della platea internazionale, per esempio con un investimento che garantirà all’Africa aiuti allo sviluppo per un miliardo di dollari in 10 anni e investimenti per 25 miliardi, insieme al sostegno per permettere all’Africa di entrare nel G20. Oppure trattando investimenti per le opere pubbliche con taluni Paesi che poi si sono astenuti facendo così mancare voti destinati all’Italia.

 

Cercando bene si potrebbero trovare altre di queste notizie, ma la dura realtà è invece un’altra e ben chiara a tutti gli ispettori internazionali che hanno dovuto valutare l’assegnazione. A questi, che hanno svolto il loro compito utilizzando parametri di qualità ed efficienza, magari pur amando le atmosfere di Trastevere, il ponentino, i tramonti romani e la magia degli stornellatori che passano tra i tavoli di una vecchia osteria di Testaccio, è apparso chiaro come questo risultasse insufficiente.

 

Del resto come dare credito ad una città ingessata dalla burocrazia, dove per fare uno stadio si assiste ad una vera e propria telenovela infinita. Parliamo di un investimento totalmente a carico dei privati, quindi non vale nemmeno la scusa che non ci sono i soldi. Un’impresa che porterebbe migliaia di posti di lavoro e moderne infrastrutture, che ha visto coinvolte in oltre 10 anni due proprietà della Squadra di calcio capitolina A.S. Roma, costruttori, politici, comitati di vario genere, indagini e indagati e due aree designate, senza giungere ancora oggi ad una certezza sulla sua fattibilità.

 

Un biglietto da visita che probabilmente oltre ad allontanare chiunque voglia investire su Roma, ha quasi certamente avuto il suo peso sulla valutazione complessiva sulle sue capacità imprenditoriali ed organizzative di Roma per l’Expo 2030.

Ma la finestra è bene tenerla chiusa anche per non vedere l’orrore che in queste settimane ci ha accompagnato, con l’assassinio della povera Giulia Cecchettin ad opera del suo ex fidanzato Filippo Turetta. Un dramma che ha sconvolto due famiglie e coinvolto emotivamente tutto il paese.

 

Una disgrazia che riaccende argomenti discussi un’infinità di volte ma che purtroppo, questa società, utilizza più che altro per riempire i palinsesti televisivi approfittando delle emozioni della gente. Emozioni sì ma anche tanta morbosità, perché tanti contenuti passati e ripassati in Tv fino allo sfinimento, non portano nulla se non ad alimentare quel macabro interesse che inchioda tanti telespettatori davanti al teleschermo.

 

Gli stessi che poi proteggono i propri figli all’estremo isolandoli dalla realtà, evitandogli la minima difficoltà in un percorso che li allontana dalla vita reale e rendendoli impreparati ad accettare gli insuccessi, a gestire le frustrazioni, ai no, alle difficoltà ed ai rapporti umani anche con l’altro sesso. Mancanze formative eseguite certamente nella convinzione di aver agito per il meglio, da cui però spesso nascono queste tragedie.

 

Davanti al dramma del femminicidio purtroppo lo stato può fare poco, se non aumentare la vigilanza, inasprire le pene e fornire più strumenti e facilmente raggiungibili, alle tante donne in difficoltà e prigioniere di rapporti malati. Ma a parte questo il femminicidio si combatte culturalmente, formando le nuove generazioni nelle proprie case. Educandole al rispetto di chiunque, delle diversità e delle opinioni, mettendole gradualmente davanti alle difficoltà del vivere e del prendersi le proprie responsabilità, evitando di spianargli ogni ostacolo con un’overdose di premure anche per le banalità. Uno sforzo per dar loro la possibilità di diventare adulti consapevoli del mondo in cui vivono e di una vita che non sempre è felice e priva di difficoltà.

 

Invece che affacciarsi dalla finestra allora forse è meglio scendere in strada tra i vicoli del centro storico, per tentare di godersi attimi di atmosfera Natalizia strappandoli ad una quotidianità a tratti inquietante. Per questo ci possono aiutare anche le tante visite possibili in questo momento tra cui la mostra di Escher a Palazzo Bonaparte. Un evento eccezionale che presenta al pubblico i suoi capolavori più celebri e numerose opere inedite mai esposte prima, per un complesso di oltre 300 litografie. Una produzione artistica che spazia tra arte, matematica, geometria, scienza, design, grafica. Niente di più adatto per astrarre la mente dal presente.