REFERENDUM AGO DELLA BILANCIA DEL SI O DEL NO PER IL TAGLIO DEI PARLAMENTARI

 

Di Giuseppe Paccione

 

 

Il nostro Paese è chiamato il 20 e il 21 di settembre alle urne per esprimere con il proprio voto sulla riduzione di un terzo del numero dei parlamentari di Camera e Senato. L’Italia è spaccata in due dove, da una parte, i ghibellini manifestano a favore del Sì e, dall’altra, i guelfi a favore del No.

Tanta è la confusione che serpeggia tra gli italiani a causa della scarsa informazione occultata dalla questione migranti e covid-19.

Si parta dalla questione che non è previsto il quorum, sebbene concerne un referendum costituzionale confermativo, nel senso che al popolo viene data la possibilità di confermare o meno una riforma della Costituzione. Lo scorso anno i due rami del Parlamento avevano avviato la riforma di alcuni articoli della carta fondamentale costituzionale nella sezione che riguarda il Parlamento. Tale riforma approvata nel cuore dei due emicicli statuisce la riduzione del numero dei parlamentari dagli attuali quasi mille parlamentari a seicento. Se dovesse passare il Sì il quantum dei deputati scenderà dagli attuali seicento trenta ai quattrocento e i senatori dai trecento quindici a duecento. Non vanno dimenticati i parlamentari eletti all’estero dove si ridurrà di qualche unità.

A parere dei sostenitori del SÌ, voluto dal movimento 5 stelle, si otterrebbe con il taglio dei parlamentari un risparmio di danaro pubblico, aggiungendo anche che tale taglio favorirà la macchina parlamentare rendendola più snella ed efficiente.

Coloro che sono contrari al taglio dei parlamentari, di cui molti costituzionalisti, hanno posto in rilievo che vada fatta una riforma del sistema costituzionale molto dettagliata in cui inserire anche la forbice dei parlamentari. La ragione di fondo, secondo i sostenitori del No, si focalizza sul fatto che la mera riduzione possa compromettere la rappresentatività, senza segnare profondamente l’efficienza dell’intero Parlamento. In realtà, la preoccupazione principale dei comitati del No è il disequilibrio rappresentativo a livello territoriale, con collegi sempre più grandi ed estesi. Non solo, ma anche, qualora il Si dovesse superare i No ci sarebbe il rischio che il rapporto tra il numero dei parlamentari e la popolazione inciderebbe di molto. Mi spiego. Un solo parlamentare andrebbe a rappresentare una fetta di popolazione maggiore a discapito di quella minoritaria che non sarebbe per nulla rappresentata sia alla Camera, sia al Senato. Ad esempio, alcune Regioni come il Molise o la Valle d’Aosta, secondo i promotori del No, rischierebbero di essere penalizzate per numero di coloro che dovrebbero rappresentarli nel Parlamento.

Si è discusso anche tra i favorevoli e i non favorevoli anche del capitolo riguardante il quantum cioè il costo dei due rami del Parlamento. Per i primi si aggirerebbe al risparmio di 100 milioni di euro, per i secondi invece il risparmio sarebbe irrisorio.

Attendiamo il 21 sera quando inizierà lo spoglio e vedremo cosa avrà scelto l’elettorato italiano.