36 CIVILTA' ALIENE NELLA VIA LATTEA A PIU' DI 17 MILA ANNI LUCE

Lampi Radio Veloci (FRB) : solo impulsi di origine naturale?

 

 

'Urla del silenzio' oltre ad essere un noto film di guerra è un ossimoro che ben rappresenta il silenzio assordante dell'Universo, a suggellare il fatto che finora nessun segnale alieno è mai stato captato dai nostri radiotelescopi nonostante gli sforzi del programma SETI e di altre ricerche.

Desta sensazione ancor oggi questa dichiarazione del grande fisico inglese Stephen Hawking: “Incontrare una civiltà avanzata potrebbe essere come l’incontro tra i nativi americani e Colombo: non finì molto bene (per i nativi, ovviamente).” Negli ultimi anni della sua vita l'astrofisico si pronunciò infatti molto chiaramente a favore dell’esistenza di civiltà extraterrestri, manifestando tuttavia la perplessità sull’opportunità di contattarli. Nel caso che l’umanità dovesse captare un messaggio alieno, Hawking riteneva che non avremmo dovuto rispondere.

Qualora una qualche civiltà extra terrestre (CET) possedesse la tecnologia per inviare un segnale rilevabile dallo spazio profondo, forse dovremmo chiederci davvero quale interesse potrebbe avere questa civiltà nell'inviarlo e/o perchè dovrebbe volerlo. E d'altro canto, se questo accadesse perchè dovrebbe essere per noi conveniente riceverlo con tutti i rischi di inviare un segnale di risposta captabile?

È un fatto che 100 anni di trasmissioni radio e di segnali radiotelevisivi inviati nello spazio senza alcun target specifico non sono stati sufficienti a stabilire un qualsiasi contatto con lo spazio profondo. Basti pensare che i segnali della diretta televisiva sul crollo del Muro di Berlino hanno appena superato la stella Vega della costellazione della Lira che dista dalla Terra circa 25 anni luce, che in ambito cosmologico è come dire aver raggiunto il cortile di casa. Per un esperto è impensabile stanare un qualche civiltà aliena in grado di intercettare le nostre comunicazioni a banda larga e con a potenza relativamente piccola dei trasmettitori utilizzati finora. Anche supponendo di voler inviare un messaggio in banda stretta che possa essere captato da una piccola antenna nel raggio di 100 anni luce di distanza (parliamo sempre di una piccola distanza all'interno della via Lattea che vanta dimensioni di circa 130 mila anni luce!) dovremmo disporre di un trasmettitore alimentato da un’energia superiore all’energia elettrica prodotta giornalmente in tutto il mondo. Con il nostro livello tecnologico attuale vietato farci eccessive illusioni perchè una trasmissione isotropica a banda stretta in grado di raggiungere una qualche civiltà comunicante è fuori dalla nostra portata anche all'interno della via Lattea che - è bene sottolineare - espande la sua influenza ben oltre le stelle del suo bordo esterno: una nuova stima suggerisce che il confine ultimo della nostra galassia è di circa 1.9 milioni di anni luce!

 

 

La nostra Via lattea ha un diametro di 130mila anni luce (1 a. l. = 9461 miliardi di chilometri) e espande la sua influenza a 1,9 milioni a.l.)

Il 'Limite Astrobiologico Copernicano'

Uno studio diell'Università di Nottingham del giugno 2020 pubblicato su The Astrophysical Journal suggerisce una possibile stima del numero di civiltà aliene intelligenti comunicanti,“Communicating Extra-Terrestrial Intelligent civilisations (CETI)”, che, come la nostra, trasmettono onde radio nello spazio. I ricercatori inglesi hanno calcolato il numero di civiltà aliene basandosi sull’assunto che la vita intelligente possa evolvere su altri pianeti così come si è evoluta sulla Terra e che occorrono 5 miliardi di anni perché la vita intelligente si formi su altri pianeti, così come è avvenuto sulla Terra. La loro idea è quella di focalizzare l'attenzione sull’evoluzione su scala cosmica, chiamando questo calcolo il “Limite Astrobiologico Copernicano“.

Tale limite è una semplificazione del metodo classico per stimare il numero di civiltà intelligenti: nei pianeti che si trovano nella zona abitabile, con la giusta distribuzione di elementi, la vita intelligente comunicante si evolverebbe tra i 4,5 e i 5,5 miliardi di anni dopo la formazione del pianeta. La stella di riferimento deve avere inoltre un contenuto di metalli uguale a quello del nostro Sole. Con questi criteri gli scienziati hanno calcolato che dovrebbero esserci circa 36 civiltà aliene attive disseminate uniformemente nella Via Lattea, assumendo che queste civiltà durino solo 100 anni (il tempo durante il quale la Terra è stata una civiltà comunicante). Ciò potrebbe comportare che la più vicina civiltà potrebbe essere distante 17mila anni luce da noi, rendendo così ogni comunicazione praticamente impossibile allo stato attuale. Da valutare pure che risulta molto bassa la probabilità che le stelle ospiti siano simili al Sole in termini di massa e per la maggior parte si tratterebbe di nane rosse, che sono di natura instabile.

Un aspetto interessante della ricerca è che il numero di civiltà dipende fortemente dalla durata di alcuni tipi di attività come l’invio di segnali nello spazio, o le trasmissioni radio da satelliti.Nell'ipotesi che i nostri tempi di sopravvivenza non siano lunghi, secondo quanto si legge nello studio è anche possibile che la nostra sia l’unica civiltà attiva all’interno della Via Lattea. « La ricerca di civiltà intelligenti extraterrestri non rivela solo il processo di sviluppo di forme di vita – sostiene Conselice, uno dei ricercatori inglesi – ma fornisce anche indizi su quanto durerà la nostra stessa civiltà. Se scopriamo che la vita intelligente è comune allora potremmo ipotizzare che la vita sul nostro pianeta potrebbe durare ancora per molto e al contrario – se siamo gli unici –si tratta di un segnale sfavorevole per la nostra esistenza di lungo termine. La ricerca di vita extraterrestre può aiutarci a scoprire di più su ciò che ci aspetta in futuro».

 

 

Uno studio dell'Università di Nottingham pubblicato su The Astrophysical Journal del giugno 2020 suggerisce un numero di 36 civiltà aliene intelligenti comunicanti,“Communicating Extra-Terrestrial Intelligent civilisations (CETI)”, che, come la nostra, trasmettono onde radio nello spazio.

I FAST RADIO BURST (FRB): l'illusione di segnali alieni

Dalle profondità dell’Universo veloci lampi radio, i Fast Radio Burst (FRB) - impulsi radio transitori della durata di pochi millisecondi in grado di emettere più energia di centinaia di milioni di Soli in un battito di ciglia, catturano da anni l’attenzione dell’intera comunità scientifica. Nel 2017 alcuni astrofisici avevano ipotizzato che i FRB potevano essere segnali emessi da una tecnologia molto avanzata di una lontana popolazione aliena, creati da trasmettitori grandi quanto un pianeta (e ciò spiegherebbe il loro rilevamento a distanze così enormi) fondamentali per alimentare una forma di propulsione spaziale che sfrutta la pressione di radiazione.

 

 

Rappresentazione di una magnetar (contrazione di magnetic star, letteralmente "stella magnetica"), una stella di neutroni che possiede un enorme campo magnetico, miliardi di volte quello terrestre, in grado di emettere lampi radio come quello segnalato il 28 aprile 2020 nella nostra galassia.

Il 28 aprile 2020, per la prima volta, un lampo radio è stato avvistato all’interno della nostra galassia! Forse proviene da un oggetto stellare misterioso, una magnetar (contrazione di magnetic star, letteralmente "stella magnetica"), una stella di neutroni che possiede un enorme campo magnetico, miliardi di volte quello terrestre. In astrofisica abbiamo imparato che eruzioni di tale potenza possono verificarsi ma in questo caso non siamo in presenza di qualcosa di analogo ai lampi di raggi gamma (i famosi GRB – Gamma Ray Burst) che si generano in corrispondenza di eventi catastrofici come il collasso di una stella o la fusione di oggetti compatti. Nel caso dei lampi radio infatti si sono osservate emissioni ripetute da uno stesso FRB, in alcuni casi addirittura periodiche, escludendo che possano essere causati da fenomeni distruttivi. Tuttavia, data la grande quantità di energia, si è fatta strada l’idea che un oggetto compatto debba comunque essere coinvolto, possibilmente dotato di un eccezionale campo magneticocome appunto una magnetar. Ora gli astronomi, grazie al Canadian Hydrogen Intensity Mapping Experiment (CHIME), hanno scoperto un probabile lampo radio veloce associato a un impulso in banda X, particolarmente vicino a noi, nella Via Lattea. Finora tutti i FRB individuati erano di origine extragalattica e nel corso degli anni gli scienziati avevano suggerito varie sorgenti per spiegare i misteriosi lampi: buchi neri attivi, stelle morenti in corso di esplosione, collisione tra oggetti massicci, eruzioni da magnetar e come anzidetto tecnologia aliena. Una magnetar appartenente alla nostra galassia potrebbe contribuire a risolvere il mistero dei potenti segnali radio provenienti dallo spazio profondo, che hanno lasciato perplessi gli astronomi per anni. Nel maggio 2020 gli astronomi, infatti, hanno scoperto quello che potrebbe rivelarsi un lampo radio veloce, emesso da una stella di neutroni altamente magnetizzata ad una distanza di 'soli' (si fa per dire) 30mila anni luce da noi.

 

 

Un Fast Radio Burst (FRB) - lampo radio veloce della durata di pochi millisecondi che si ripete nel tempo in grado di emettere più energia di centinaia di milioni di Soli in un battito di ciglia

Un altro studio pubblicato nel giugno 2020 su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, rivela l'esistenza di un FRB - FRB121102- che si ripete nel tempo secondo uno schema di 157 giorni mostrando un’attività che si concentra nei primi 90 giorni circa per poi fare una pausa di 67 giorni e ricominciare il ciclo. Per gli autori di questo studio questo tipo di FRB sono collegati al moto orbitale di stelle massicce, di stelle di neutroni o dibuchi neri. Sempre a giugno 2020 un nuovo studio apparso su Nature riferisce di una nuova sorgente di lampi radio veloci (FRB 180916.J0158 + 65) che si è ripresentata periodicamente per oltre 500 giorni di osservazioni, con uno schema ben definito. Le osservazioni sono state fatte con il radiotelescopio canadese Chime, che da settembre 2018 a febbraio 2020 ha individuato 38 lampi radio provenire dalla stessa sorgente, a 500 milioni di anni luce dalla Terra.

A questo punto delle ricerche ancora in corso, gli FRB finora identificati sembrano non avere una chiara provenienza, mostrano proprietà molto diverse tra loro e possono provenire da miliardi o da centinaia di milioni di anni luce di distanza. E, quindi, ci sono buone ragioni per pensare che i lampi radio veloci siano di origine naturale anche se la loro origine appare ancora incerta. Per i non addetti ai lavori, una delle possibili spiegazioni a questi misteriosi fenomeni cosmici rimane ancora quella che siano generati da altre forme di vita intelligenti ma l’assenza di una spiegazione scientifica definitiva non deve far nascere l'automatica convinzione che sia opera di una qualche civiltà aliena.