La morsa di caldo africano che ha attanagliato il paese ha scelto la maniera peggiore per salutare la penisola. La spaventosa grandinata caduta nel veronese nel tardo pomeriggio della penultima domenica di agosto che ha di fatto chiuso l’estate, almeno nella testa di tutti quelli che ne hanno subito gli effetti devastanti. La città ed i comuni vicini sono stati messi in ginocchio da raffiche di vento che hanno raggiunto i 100 km/h con l’acqua che in centro città ha raggiunto anche il metro e mezzo di altezza.

Dieci minuti terribili che hanno devastato il territorio trascinando via tutto ciò che era possibile. Oltre 120 le chiamate ai vigili del fuoco ed alberi caduti a centinaia. Condizioni che hanno indotto il presidente della Regione Luca Zaia a firmare lo stato di crisi per Verona e gli altri comuni vicini "a causa dei danni riportati da infrastrutture e opere pubbliche, imprese industriali e agricole". Non ultime quelle vitivinicole, che così hanno subito il colpo di grazia sulle sorti di una già malmessa stagione. Come se ciò non bastasse il maltempo ha regalato il bis nell’ultima domenica del mese, provocando l’esondazione del fiume Isonzo e la chiusura dell’autostrada Brennero per tutta la notte.

Nel frattempo sulle autostrade italiane si consumavano we di rientro dalla vacanze da bollino rosso, rafforzato rispetto agli anni passati da tutte quelle presenze che solitamente trascorrono il periodo di ferie all’estero e, che invece quest’anno hanno dovuto in qualche modo rimanere sul territorio nazionale. Al di la dei pericoli reali e ben noti e delle precauzioni da osservare, si è infatti scatenata nel paese una campagna d’isterismo contro chiunque abbia “osato” trascorrere le vacanze al di fuori dei confini nazionali.

Poco importa se i “traditori” si sono recati con volo diretto in località covid – free, come molte delle isole greche che non hanno mai fatto la conoscenza del covid19. Sui social e a mezzo stampa, è andata in scena una vera e proprie caccia alle streghe contro questi “irresponsabili” che, a detta dei novelli Savonarola, hanno messo a repentaglio la sicurezza nazionale voltando le spalle all’economia italiana.

In verità da quanto si è visto le spiagge italiane hanno fatto il pieno, violando tra l’altro le norme anti assembramento e, la coda ai caselli autostradali del we ha dimostrato che sono ben altri i comparti dell’economia che hanno vissuto contrazioni drammatiche. Un’informazione populista diretta alla pancia delle persone è riuscita a scatenare questo “tutti contro tutti”.

Proprio quelli più critici sui social, i primi a puntare il dito contro gli altri, a declamare al mondo quanto fossero bravi e responsabili, lo hanno fatto da Sardegna, Sicilia e Puglia, territori rivelatisi poi incubatori di contagi molto più di quelli definiti “a rischio” (Croazia, Malta e Grecia), dove in definitiva i contagi sono stati relativamente pochissimi rispetto alla stragrande maggioranza dei casi di rientro dalle regioni del Sud Italia.

Ironia della sorte all’aeroporto di Fiumicino, ai passeggeri dei voli provenienti dalla Sardegna vero e proprio focolaio dei contagi estivi non veniva praticato nessun test, mentre i “traditori” dalla Grecia sono stati anche 4 ore in attesa, in piedi come i cavalli, ad aspettare un test il cui valore scientifico è stato messo in dubbio da altri professionisti addetti ai lavori. Un tempo ben diverso dalla mezz’ora sbandierata ampiamente in tv per raccontare, a chi non può verificarlo, la grande potenza d’intervento dello stato.

Eppure questa comunicazione, fatta di grandi titoli ad effetto orchestrati ad arte nella consapevolezza che sono pochi poi a leggere gli articoli, è riuscita a produrre l’effetto voluto di trasmettere l’immagine di uno stato forte, che grazie ai media riesce a vendere l’immagine della realtà che vuole.

Un’isteria di Ferragosto, pompata ad arte per dare un valore più ampio a quello che sicuramente è un pericolo ed un virus a cui tutti dobbiamo prestare attenzione, ma in una dimensione adeguata. In due – tre giorni si sono susseguiti articoli circolati attraverso gli organi di informazione rivelatesi assolutamente falsi. Il Cotugno di Napoli al collasso delle terapie intensive, la ragazza delle feste in Sardegna ricoverata allo Spallanzani di Roma, l’anziana siciliana ricoverata da tre mesi, la bambina di 5 anni di Padova, i cinque ragazzi di rientro in puglia e ricoverati in terapia intensiva, tutte notizie smentite attraverso comunicati stampa dagli ospedali e strutture coinvolte in queste narrazioni prive di fondamento. Gravi violazioni deontologiche senza nessun seguito da parte di chi sarebbe preposto a sanzionarle.

Sullo sfondo la chiusura delle discoteche additate come il male assoluto, causa di tutti i contagi e simbolo dell’assembramento, mentre contemporaneamente rimane aperto il popolare mercato domenicale di Porta Portese e, in barba alle ordinanze di divieto di assembramenti anche all’aperto, uno Zingaretti entusiasta chiama tutto il popolo del PD ad incontrarsi alla Festa dell’Unità di Modena tra canti balli e convivialità, tra l’altro in una delle regioni maggiormente colpite dal virus.

Soltanto Fake News, tema tanto in voga per cui si era istituita l’ennesima inutile commissione, derubricata a cabina di regia per orchestrare i contenuti che si preferisce veicolare. Un’escalation che ha avuto l’effetto pratico di alimentare le paure della gente comune e, chissà che non abbia creato un comodo cuscino su cui appoggiare il consenso per tentare un’ulteriore prolungamento dello stato di emergenza, continuando di fatto a relegare il parlamento in un angolo con buona pace della Costituzione.

Operazione che ha prodotto un timido tentativo di mettere in discussione la riapertura delle scuole e le votazioni regionali del 21 settembre, rientrato velocemente tra gli imbarazzi di chi lo aveva proposto in maniera evidentemente inopportuna al limite della gaffe.

E Pensare che a condurre il paese ci sono proprio quelli che gridavano allo scandalo per Orban, il premier Ungherese che all’inizio della vicenda Covid, aveva accentrato a se per breve tempo l’esercizio del potere. Quel tanto necessario a scongiurare la confusione davanti ad un’emergenza sconosciuta. Sono gli stessi che oggi fanno finta di niente, suscitando il riso amaro di chi non può fare a meno di assistere a tutta questa incoerenza, diventata purtroppo uno dei valori su cui si basa l’operato della politica italiana tutta.

Per fortuna l’arte e la cultura lentamente sembrano riguadagnare la possibilità per mostrarsi alla gente, ed in questo settembre alle porte diverse possibilità si offrono a quanti vogliano distrarsi dal bombardamento mediatico: si va da "Banksy A visual protest" con oltre 90 opere del celebre artista in mostra al Chiostro del Bramante a, “ Il tempo di Caravaggio. Capolavori della collezione di Roberto Longhi” curata da Maria Cristina Bandera, direttore scientifico della Fondazione Longhi nelle Sale espositive di Palazzo Caffarelli ai Musei Capitolini. Un respiro di bellezza per guardare con fiducia al futuro.