IL PARTICOLARE MAGNETISMO DI LIMONE SUL GARDA

 

Testo e foto di Claudio Beccalossi

 

 

Limone sul Garda (Brescia) – Ha un fascino tutto suo, esclusivo, il comune bresciano che sta orgogliosamente impettito sulle acque gardesane, sciabordanti e ruffiane. Da tempo con alti indici di gradimento turistico, deve la sua fama non solo alla sua peculiare collocazione geografica ma pure alle limonaie presenti, all’eccellente olio d’oliva prodotto in loco, alla longevità (accertata scientificamente) di certi suoi autoctoni e (non certo ultimo) per aver dato i natali a Daniele Comboni (il 15 marzo 1831), morto durante un’epidemia di colera a Khartum, in Sudan, il 10 ottobre 1881, artefice (nel 1867) d’un istituto missionario (che poi diventò Missionari Comboniani del Cuore di Gesù) e delle Suore Missionarie Pie Madri della Nigrizia (nel 1872), d’una pubblicazione (sempre nel 1872) che poi si chiamò “Nigrizia”, nominato (il 31 luglio 1877) vescovo titolare di Claudiopoli di Isauria nonché Vicario Apostolico dell'Africa Centrale, canonizzato da Papa Giovanni Paolo II il 5 ottobre 2003.

Denominata Limone San Giovanni dal 1863, il paese cambiò attribuzione in Limone sul Garda nel 1905 ma non furono gli agrumi gialli gli storici “ispiratori”, nonostante vi vengano coltivati. Il toponimo deriverebbe dal celtico limo o lemos (olmo) oppure, stando a consuetudini locali, potrebbe allacciarsi a līmen (confine), in quanto all’antico limitare tra due diverse giurisdizioni che persiste tuttora, costituendo il limite tra le province di Brescia e di Trento.

 

 

 

Comunque sia, è il limone (Citrus limon), inteso come albero e frutto appartenente alla famiglia delle Rutaceae, a costituire la principale fonte d’attrazione della località benacense anche se oggi si tratta, più che altro, di… gloria passata. La produzione dei succosi agrumi gialli venne incentivata durante il Ducato di Milano (1395-1797, detto anche Ducato di Milano e Mantova dal 1708) per ottenerli senza dover reperirli altrove, oltre le frontiere d’allora. I lasciti di quelle coltivazioni originarie sono i terrazzamenti artificiali che erano dotati di piloni su cui venivano stesi teli per la protezione da freddo e gelate invernali, spesso assieme a bracieri accesi per riscaldare l’ambiente. Una difficoltosa pratica che non poteva reggere a canoni economici moderni che giustamente tendono al reddito.

Il retaggio del passato, in ogni caso, ora fa parte del patrimonio storico del Comune di Limone che ha provveduto a restaurare ed a ripristinare le limonaie “del Castel” e di “Villa Borghi” aprendole al pubblico. I particolari moduli di coltivazione dei limoni radicati nel tempo e la pittoresca ubicazione paesaggistica, che ingolosiscono visitatori affezionati o d’occasione, sono riusciti a far pace da tempo con il pesante isolamento che la località ha patito fino agli Anni Trenta del secolo scorso, prima della costruzione della strada statale 45 bis Gardesana Occidentale (SS 45 bis), secondo il prov-vedimento d’istituzione R. D. (Regio Decreto) 22 luglio 1932, n. 1046.

Rimane comunque memorabile quanto scrisse sulle limonaie lo scrittore, poeta e drammaturgo tedesco Johann Wolfgang von Goethe (Frankfurt am Main/Francoforte sul Meno,28 agosto 1749– Weimar, 22 marzo 1832) nel suo “Italienische reise” (“Viaggio in Italia”, 1817), dopo averle viste navigando in barca da Torbole a Malcesine.

Un’altra esclusiva di Limone sul Garda, assunta a livello internazionale, è la lunga durata di vita d’una certa percentuale di persone (su 947 abitanti censiti nel 1971, 1.151 nel 2011 e 1.174 al 30.11.2017 una dozzina aveva varcato la fatidica soglia dei cent’anni d’età) che, dopo specifici studi condotti tra la fine degli Anna Settanta e l’inizio degli Anni Ottanta del secolo scorso da parte dei medici Cesare Sirtori e Guido Franceschini dell’Università di Milano, è stata attribuita al possesso nel sangue d’una forma mutata di apolipoproteina, denominata Apo A-1 Milano (Apo-A1, ARG173CYS, ETC-216, MDCO-216) che origina una variante benefica di colesterolo ad alta densità, diminuendo il pericolo d’arteriosclerosi o di altre problematiche vascolari. Il lungo isolamento del paese da “intrusioni impure” esterne forse determinò la variazione nella persona considerata, dopo un certosino “viaggio nel tempo”, il… “primate”, il capostipite, cioè un certo Giovanni Pomaroli, appunto “nato nel 1780” (secondo una fonte) o “vissuto a Limone nel 1654” (secondo un altro testo). In questo capostipite si sarebbe innescata la particolare variazione genetica trasmessa poi nei suoi discendenti.

Prima d’accomiatarsi con l’immancabile “arrivederci” da Limone sul Garda, infine, meritano una visita senza fretta le chiese parrocchiale di San Benedetto Abate, progettata dall’architetto Andrea Pernis (o Pernici) di Como, edificata sui resti d’un preesistente tempio romanico tra il 1685 ed il 1690 (o 1691) e consacrata l’11 ottobre 1879 dall’illustre figlio del paese, il vescovo Daniele Comboni e l’altra di San Rocco (sorta nella prima metà del XVI secolo). All’interno di quest’ultima attrae subito l’affresco sulla parete di fondo dell’abside che raffigura la Madonna tra i santi Rocco e Sebastiano, opera che riassume arte mai minore e misticismo mai bigotto…