Negli ultimi mesi ingannati da tiepidi accenni d’estate si è provato più volte a dire che il maltempo era finito, ma puntualmente la smentita è arrivata dal rincorrersi delle giornate che più che da “Chist'è 'o paese d' 'o sole, chist'è 'o paese d' 'o mare”, sembravano alternarsi tra gli scenari di Londra e una qualsiasi metropoli asiatica attraversata dai monsoni.

Tra giornate uggiose e scrosci tropicali, il sole poi sembra essere ancora un lontano miraggio e le temperature non sono certamente quelle di stagione. Qualcuno ha coniato addirittura il termine “maggembre” per descrivere l’andamento climatico, mentre altri invocano idealmente il ritorno a castagne e Vino novello per passare le serate in allegria.

A tutta questa pioggia si sono aggiunte le lacrime prodotte dai tifosi romanisti, che dopo due anni dall’addio al calcio di Francesco Totti hanno assistito all’ultimo atto in giallorosso di Daniele De Rossi, per tutti DDR. Dopo 18 anni di onorata carriera l’ A.S. Roma lo ha messo alla porta in maniera immediata e senza preavviso, obbligandolo a sfilarsi di dosso una maglia che il calciatore ha sentito sempre come una seconda pelle.

Decisione che non rende giustizia ne al campione del mondo ne ai suoi tifosi. Ultima bandiera del tifo Romanista e di tutto il calcio Italiano, come dimostrato dai tanti attestati d’affetto ricevuti da tutto il paese. Non si entra nel merito della decisione tecnica presa dalla società, ma nella modalità che non rappresenta i valori e i contenuti dello sport, ormai svuotato di ogni passione e ridotto ad uno dei tanti business in cui investire soldi. Che si tratti di una fabbrica di pneumatici o di una squadra di calcio ormai poco importa.

Del resto una proprietà che non capisce che A.S. sta per Associazione Sportiva e continua a definirsi Azienda Sportiva, dimostra ampiamente di non capire che nel calcio il motore di tutto è la passione dei tifosi e se spegni quella tutto finisce, anche il business. Ad animare la scena anche le elezioni europee che come al solito il giorno dopo, attraverso letture fantasiose del dato elettorale, hanno visto tutti i partiti autoproclamarsi vincitori.

Per quanto riguarda il Pd ad esempio basta il risultato positivo su Roma per fare di nuovo sogni di gloria in vista delle future elezioni comunali e poco importa se a guidarne la rinascita c’è Zingaretti, figura politica non esente da ombre. Analizzando la performance del Pd si scopre poi che i presunti progressi del partito nelle diverse circoscrizioni, sono da registrarsi più che altro del centro storico della città. Quelle dei salotti buoni, della borghesia che tutto può essere meno che di sinistra, anche se così si definisce per sentirsi sempre dalla parte dei buoni e che fa la morale agli altri parlando di una realtà che non vive.

Quegli ambienti della Roma “che conta” descritti così bene dal Regista Paolo Sorrentino nel film “La grande bellezza”, la cui visione da sola vale più di mille argomentazioni e racconta in maniera esplicita il mondo romano dei radical chic, che con la sinistra ormai hanno ben poco a che fare.

Negli stessi salotti si giocano tutti gli affari importanti che riguardano la capitale, tra cui probabilmente anche il futuro della Stadio di Tor di Valle, la più grande opera urbanistica mai progettata a Roma nei tempi moderni e purtroppo ancora sulla carta a causa del burocratismo infinito.

Dopo nove anni il progetto di Dan Meis, insignito recentemente con il World Stadium Congress per il miglior design, non riesce ancora a decollare frenato da lotte di quartiere che tentano di strumentalizzarlo da una parte all’altra per fini politici. Un teatrino che espone ancora Roma al ridicolo, scoraggiando e allontanando qualsiasi imprenditore ben intenzionato a valutare l’Italia come terreno dove costruire crescita e valore.

Rifiuto irresponsabile che schifa le migliaia di posti di lavoro e contratti che il progetto assicurerebbe, insieme a tutte quelle opere pubbliche che il comune con le sue forze non sarà mai in grado di realizzare. Meno male che Roma comunque e in ogni momento sa distrarre chi la vive. Proponendo sempre un’offerta culturale quella si, di primo livello.

I Mercati di Traiano ospitano la mostra "Mortali Immortali, tesori del Sichuan nell’antica Cina" che presenta reperti in bronzo, oro, giada e terracotta, databili dall’età del bronzo (II millennio a.C.) fino all’epoca Han (II secolo d.C.) provenienti da importanti istituzioni cinesi. Per gli amanti della fotografia molto interessante anche la mostra dell’artista visionario David LaChapelle, che attraverso le trentaquattro opere in mostra ripercorre la carriera del grande artista americano a partire dagli anni Ottanta.