di Bruno Fulco

La primavera è entrata portandosi appresso la sua variabilità climatica tra giornate calde, bruschi abbassamenti delle temperature e piogge veloci ed improvvise. Il suo dono prezioso è l’aumento delle ore di luce, balsamo benefico per l’umore della gente e forse una delle cose più preziose di tutta le bella stagione. Luce che distribuisce il buonumore, capace di farti vedere tutto per il verso migliore indirizzando all’ottimismo anche quelle persone che dietro una facciata di normalità, stanno magari vivendo la stagione più buia della loro vita.

Un bene così prezioso che la comunità europea ha pensato di togliere i limiti di applicazione dell’ora legale. L’ultima delibera partorita dal Parlamento Europeo ha infatti decretato la fine del periodo di applicazione di tale provvedimento, stabilendo che a partire dal 2021 l’ora legale sarà lasciata fissa durante tutto l’arco dell’anno. L’adozione del provvedimento rimarrà comunque ad insindacabile giudizio di ogni stato membro dell’unione, che manterrà la facoltà di applicare o meno questa decisione sul proprio territorio nazionale.

Notizia a cui è stato dato grande risalto almeno in proporzione a quella ben più grave riguardante la tentata strage avvenuta alle porte di Milano ad opera di Ousseynou Sy. L’autista senegalese di 47 anni e da 15 in possesso della cittadinanza italiana, che ha dirottato e dato fuoco ad un pullman con 51 bambini, in segno di protesta contro la politica di gestione dei migranti in mediterraneo. L’operazione per fortuna è terminata senza vittime e con il pullman andato completamente distrutto.

Il dirottatore ha affermato che la sua era un’azione dimostrativa contro Salvini, a sua detta responsabile delle morti in Mediterraneo. Dichiarazione che non possono nemmeno definirsi frutto di un delirio, visto che a mente fredda l’uomo a ribadito la volontarietà del gesto frutto di premeditazione e non di un momento di difficoltà psicologica. Quello che sconforta di più è il modo in cui è stata trattata la notizia sia dai vari salotti televisivi che dalle maggiori testate giornalistiche, ormai più simili a giornali di partito che ad organi d’informazione.

Questi ultimi si sono affannati a sottolineare il disagio del senegalese tentando di minimizzare la volontà attentatrice di quest’ultimo anziché stigmatizzare l’accaduto. Ad Agorà programma di Rai 3 la conduttrice Serena Bortone ha chiesto all’ex ministra PD Livia Turco, cosa ne pensasse della tragedia sfiorata a San Donato Milanese e del tentativo di Ousseynou Sy di bruciare vivi 51 ragazzini nel tragitto tra la palestra e la scuola. Quest’ultima incredibilmente non ha trovato di meglio da dire che, questi sono gesti da condannare ma “che vanno compresi”.

Altro delirio quello di Gad Lerner per cui la follia criminale manifestata è semplicemente "l'esito di una contrapposizione isterica che manifesta ostilità agli immigrati additandoli come privilegiati, negando le loro sofferenze e la loro umanità”. Segnali di un paese malato in cui si permette a politici, giornalisti e frequentatori dei salotti “bene” di parlare a sproposito. Esercizi di demagogia declamati dal loro mondo ideologico fatto di privilegi, che dimostrano il loro distacco dalle vicende dell’uomo comune e prevaricano le realtà quotidiane.

Una malattia diffusa a macchia d’olio e che si propaga a tutti gli aspetti della vita civile. In questo senso dalla finestra su Roma non si vede nulla che lasci ben sperare. L’entusiasmo per la nuova amministrazione si va lentamente spegnendo, sotto i colpi di avvisi di garanzia a personaggi indagati e dai comportamenti controversi. Il M5s giunto a Roma a metà del suo mandato comincia a mostrare la sua dimensione reale. Per quelli che avevano fatto della pulizia politica il loro cavallo di battaglia, è inammissibile tutto questo coinvolgimento in indagini su inciuci a vario titolo e mancanza di trasparenza negli atti pubblici. Ai romani le vecchie argomentazioni non bastano più. Se è vero che i mali di Roma sono di vecchia data, è anche vero che fino adesso il M5s non è stato capace di dare alla cittadinanza, segnali “percepibili” dell’inizio di un cambiamento reale. Il caso Stadio della Roma in questo senso è emblematico. Un continuo susseguirsi di balzi avanti e salti all’indietro, che di fatto dopo quasi dieci anni non permette ancora di costruire uno stadio di calcio, tra l’altro totalmente a carico di investitori privati. Una cosa normalissima in tutti i paesi del mondo e che restituisce in pieno l’immagine di una capitale immobile, agonizzante, ammalata dal cancro della burocrazia e con le sue metastasi che si sviluppano nelle guerre tra lobby ed interessi privati. Non resta che cercare conforto nella bellezza e a Roma per fortuna nessuno mai potrà ucciderla, anche impegnandosi come stanno facendo ormai da decenni. In questo può aiutare la mostra presso il Museo di Roma: “Roma nella camera oscura” fotografie della città dall’800 a oggi, che intende rappresentare l’arte fotografica nella capitale coprendo un arco temporale che va dalla nascita della fotografia ai giorni nostri. Altrimenti ci si può dedicare al fascino senza tempo della mostra: “Leonardo Da Vinci. La scienza prima della scienza” fino al 30 giugno alle scuderie del quirinale, un saggio dell’illuminazione umana di cui in questa città si stanno perdendo anche le tracce.