L’avviso “No Trespassing” è un’antifona diretta agli addetti ai lavori.

Caso Diciotti: la Magistratura sta agendo “off limits”, invadendo politica e sovranità?

Non v’è chi non sappia che la separazione dei poteri sia uno dei principi fondamentali dello Stato di diritto (con questa espressione ci riferiamo alla forma di governo liberale che ha caratterizzato i principali Stati nazionali dell’Europa continentale) e della democrazia liberale.

Il principio della separazione del potere sovrano tra più soggetti è stato ritenuto, nella nostra cultura occidentale, un sistema valido per prevenire ed evitare abusi. Detto principio è già in atto tra gli antichi Greci, tant’è che le opere di Platone e Aristotele, secondo il loro pensiero, ne descrivono i particolari.

Tuttavia, è Montesquieu, nel 1748 nell’opera “De l'esprit des lois”, a canonizzare la moderna teoria della separazione dei poteri. In essa si legge: "Chiunque abbia potere è portato ad abusarne”. Da qui la necessità, per evitare il pericoloso accumulo dei poteri su un solo soggetto, di creare tre poteri separati e sovrani: legislativo, esecutivo e giudiziario.

Dicevamo “separati e sovrani”, in quanto l’un potere non deve interferire nelle attribuzioni costituzionali dell’altro. Quando ciò avviene, la parte interessata, nel nostro Paese, può ricorrere alla Corte Costituzionale, ai sensi della legge n. 87 del 1953, per il riconoscimento delle proprie attribuzioni.

Nella pratica il conflitto può nascere da un atto usurpativo, con cui un organo si assume e svolge un potere spettante ad altro organo di potere (c.d.vindicatio potestatis), oppure dal fatto che un comportamento di un organo ostacoli il corretto esercizio di una competenza altrui (c.d.conflitti da interferenza).

Ed è questa seconda ipotesi quella che interessa la disamina odierna.

L’intervento della Magistratura nei confronti dell’operato del ministro Salvini (e che si chiami Salvini o Sempronio poco importa, dal momento che il problema riguarda la funzione e non il soggetto che la rappresenta) mette a repentaglio l'equilibrio istituzionale tra i poteri dello Stato e sovverte le regole del gioco democratico del Paese.

Nel caso in ispecie, con specifico riguardo all’autorizzazione a procedere nei confronti del ministro Salvini, le diverse posizioni che gli schieramenti politici assumono sono puramente ideologiche e in questo scontro tra il sì e il no si perde di vista l’essenza del problema, ovvero il diritto della magistratura ad invadere il campo politico.

D’altronde il caso è scolastico: un lampante conflitto di interferenza della magistratura nei confronti delle scelte del governo, nonché l’invasione da parte della giustizia di prerogative esclusive della politica. È questa, senza tanta prosopopea, la sostanza delle cose.

A rafforzare il fatto che si sia trattato di una scelta politica nel caso della Diciotti, esistono, ancora, le dichiarazioni del premier Giuseppe Conte, che si è assunto la piena responsabilità delle scelte del Governo, così dicendo: “Mi assumo la piena responsabilità politica di quello che è stato fatto”.

Salvini, ministro dell’Interno, in pratica è ritenuto “colpevole” di bloccare i traffici umani e di difendere l’Italia dall’invasione di clandestini islamici (buona gente o potenziali terroristi- criminali), ma altro non ha fatto, sostiene lo stesso, che difendere la sovranità territoriale e la sicurezza del Paese.

Piaccia o meno, l’amministrazione delle frontiere è una prerogativa della politica, un tema che tocca la sovranità nel suo punto più significativo.

Vogliamo ricordare solo alcuni casi storici in cui l’attività giudiziaria ha sovvertito le situazioni politiche del Paese: processo a Craxi, processi a Berlusconi e ora indagini e ipotesi di reato nei confronti di Salvini. E tutto ciò non fa suonare un campanello d’allarme?

È il mancato rispetto delle funzioni dettate dalla Costituzione che maggiormente impensierisce, in quanto (nel merito neanche ci entriamo) sulle politiche migratorie non devono decidere le Procure, a cui non viene conferito alcun mandato popolare.

Ritornando a Montesquieu: "Chiunque abbia potere è portato ad abusarne; egli arriva sin dove non trova limiti [...]. Perché non si possa abusare del potere occorre che [...] il potere arresti il potere", ecco perché il Parlamento (l’altro potere) dovrà, indipendentemente da qualsiasi ideologia, negare l’autorizzazione a procedere nei confronti del ministro, allo scopo di porre fine al condizionamento della politica da parte di certa magistratura.

Quest’ultima, negata o meno l’autorizzazione, per quanto strano possa sembrare, avrà creato un martire e, se è vero per come è vero che sono i martiri che fanno la fede piuttosto che la fede che fa i martiri, il ministro Salvini, grazie ai giudici di Catania, registrerà un notevole aumento di simpatizzanti in vista delle imminenti elezioni europee, in quanto, riportandoci ad un noto adagio tedesco, “Tutti amano i martiri (Jeder liebt einen Märtyrer)”!

Di Redazione