di Bruno Fulco

Capodanno

 

Ci risiamo, un altro anno se ne è andato trascinandosi dietro il suo lento finale di festività trascorse in famiglia, ed il solito viaggio interiore alla ricerca di nuove prospettive per i 365 giorni che si parano davanti ad ognuno di noi. Anche le coscienze sembrano a corto di nuove idee, addomesticate da cliché ormai abusati che ripropongono le solite buone intenzioni mal riuscite fino ad ora.

Perdere cinque chili, smettere di fumare, prendersi più cura di se stessi, fare attività fisica, regalare più tempo ai propri cari, non farsi inghiottire dal lavoro rimandando cose ben più importanti ad un tempo che non arriverà mai. Belle parole che il vento nella maggior parte dei casi spazzerà via, ricacciando ogni proposito dentro cuori che, momentaneamente ammorbiditi dal clima festoso, torneranno alla loro normale imperturbabilità non appena il ritmo forsennato di questa nostra esistenza li trascinerà di nuovo nello tsunami della quotidianità.

Ma c’è una speranza, perché una speranza ci deve essere sempre, ed è quella di guardare al di la di logorate benevole intenzioni per puntare al cuore di quello che ne può generare di nuove, di più autentiche, capaci di cambiare qualcosa nella propria esistenza vestendola di una luce nuova. Il freddo di queste mattinate Romane in questo senso può aiutare a fare chiarezza. La tramontana che spazza il cielo permettendo allo sguardo di spaziare il più lontano possibile può favorire anche la scoperta di orizzonti nuovi, ma più vicini di quanto non si potesse mai credere.

L’accettazione di stessi ad esempio, un traguardo che non richiede sacrifici enormi ma in grado da solo di cambiare il senso di una vita. L’improvvisa scoperta che i propri limiti non vanno odiati semmai stimolati per spostarsi un po’ più in avanti, ma senza avanzare a se stessi la frustrante richiesta di quello che non si potrà mai essere. Una diversa consapevolezza, che non è un invito a rinunciare al miglioramento di se, ma un’affermazione della propria preziosa, insostituibile ed unica personalità.

Anche raggiungere l’onestà intellettuale è una preziosa intenzione dalla dirompente potenzialità. Vedere le cose come sono realmente verificandole per liberale da eventuali preconcetti incancreniti negli anni, può essere la porta verso la libertà individuale. Avere il coraggio di mettere in discussione le proprie radicate convinzioni, che da tanto troppo tempo non vengono interrogate, può regalare nuove rivelazioni o rinnovate e più forti certezze.

Queste due semplici intenzioni da sole, basterebbero anche a dare a questo paese una nuova e luminosa prospettiva. Se L’Italia si accettasse per quello che è smetterebbe di rincorrere stili di vita e capacità industriali che non ha, scoprendo invece di avere caratteristiche uniche e insostituibili e di poter contare su prerogative in grado di arricchire l’intero bel paese.

Scoprirebbe di avere il 70% del patrimonio artistico mondiale e inizierebbe a valorizzarlo veramente, facendone la sua vera industria produttiva. Scoprirebbe di avere una natura benevola ed una varietà di paesaggi, tradizioni, clima, cultura ed enogastronomia, che lo rendono un piccolo paradiso difficilmente replicabile sulla terra e grande sostegno per l’intera economia nazionale.

E Se poi anche l’Europa sapesse accettarsi per quello che è, senza pretendere di appiattire ogni identità, se sapesse affrontare il quotidiano comportandosi come un’unica nazione rinunciando ai nazionalismi, bè allora questo paradiso allargherebbe a dismisura i propri confini. Se invece l’onestà intellettuale permeasse la politica Italiana, forse finirebbe questa stupido periodo marcato da una contrapposizione ad oltranza che non riesce a vedere al di la dei propri paraocchi.

Si getterebbero le basi per una politica nuova e propositiva in cui alternanza e pluralismo sarebbero una benedizione e in cui, chiunque si trovasse all’opposizione non sarebbe costretto a centrare il suo programma sulla ricerca esclusiva dello scandalo politico e dello sputtanamento dell’avversario. Finirebbe finalmente questa sterile fase politica ridotta solamente ad un grande Risiko finalizzato a piazzare le proprie bandierine sulle poltrone e, il bene della comunità tornerebbe al centro dell’azione politica.

Dalla finestra su Roma si intravedono timidi segnali in questo senso, non da parte dei politici però, per questo è ancora presto, ma da parte della gente si. L’anti Salvinismo ancora fortissimo e radicato inizia ad avere qualche crepa, reso ridicolo da se stesso attraverso campagne pretestuose che mirano ad attribuire al Primo Ministro responsabilità palesemente impossibili.

Dalle barbarie della tifoseria calcistica negli scontri di San Siro precedenti la gara Inter – Napoli, fino al terremoto alle pendici dell’Etna, passando per la tragedia della discoteca di Corinaldo che si è presa brutalmente quelle giovani vite. Una frangia che nell’incapacità di proporre qualcosa di diverso, tenta stupidamente ed incessantemente di ricondurre tutto l’odio possibile verso questo governo, rifiutando come sempre discussione e confronto.

Dall’altra parte anche i militanti del M5s cominciano a riconoscere i limiti del proprio movimento spronandolo ad un maggiore e più risolutivo livello di intervento. Infastiditi come sono da proposte bislacche come quella di far “attappare” le buche di Roma dall’esercito o, provvedere al verde pubblico utilizzando greggi di pecore per tosare i prati. Li aspettano alla prova del nove per vedere se ”quota 100” per le pensioni e il reddito di cittadinanza, non siano solo dei folli progetti ma segnali di una reale capacità di cambiare le cose in Italia. Cosa fino adesso manifestata più a parole che nei fatti.

Dalla finestra su Roma insomma, la gente che si vede sulla piazza sembrerebbe, ma il condizionale è d’obbligo, impegnata, almeno nel tentativo, di allargare lo sguardo un po’ più in la, mettendo in discussione il proprio credo politico. In questa sforzo sicuramente non aiuta vedere un uomo come Matteo Renzi, che doveva cambiare radicalmente il paese e abbandonare la politica dopo il suo fallimento, condurre allegramente programmi su Canale Nove e contemporaneamente sedere in senato. C’è però da riconoscergli una certa coerenza in quanto il suo documentario su Firenze, con i suoi 367mila spettatori e l’1,8 di share, è stato un vero flop televisivo come del resto la sua azione di governo.

La cultura è un’altra cosa e per iniziare l’anno nel migliore dei modi si può approfittare degli Artisti visionari e della mostra a loro dedicata al chiostro del Bramante: Dream l’Arte incontra i sogni, con le opere di Jaume Plensa, Anselm Kiefer, Mario Merz, Giovanni Anselmo, Christian Boltanski, Doris Salcedo, Henrik Håkansson, Wolfgang Laib, Claudio Costa, Kate MccGwire, Anish Kapoor, Tsuyoshi Tane, Ryoji Ikeda, Bill Viola, Alexandra Kehayoglou, Peter Kogler, Tatsuo Miyajima, Luigi Ontani, Ettore Spalletti, James Turrell.

In Alternativa sullo strascico delle festività Natalizie la tradizionale Esposizione Internazionale “100 Presepi”, giunta alla sua 43a edizione, che quest’anno si trasferisce da Piazza del Popolo in Via della Conciliazione in Vaticano.