Gli alberi cadono e le coscienze si frantumano

C’è una strana atmosfera nella capitale, tanto che ogni cosa non sembra più rispettare il corso naturale delle cose. L’arrivo dell’ora legale accentua ancor di più questa sgradevole sensazione, con la luce che lascia troppo spazio alle tenebre annunciando l’inverno che verrà. Ma la stranezza la regala il tempo atmosferico che invece non sembra voler abbandonare l’estate, costringendo ancora ad indossare le maniche corte in un insolito d’autunno, che arriva senza portarsi appresso il freddo e l’umidità.

Anche la pioggia ha rinunciato alla sua poesia adeguandosi a questo meteo impazzito e non cade più come prima. Le ovattate atmosfere delle uggiose giornate autunnali, sono solo un lontano ricordo. Quel tempo impiegato a spolverare i propri pensieri, scandito dalle volo delle foglie in caduta e dal rumore regolare dei pneumatici che si allontanano sull’asfalto bagnato, è roba d’altri tempi ormai. Ai giorni nostri ci sono solo le bombe d’acqua, termine che individua temporali di violenza inaudita tipici dei paesi tropicali, a cui però i romani non sono abituati e che, in città strutturate in questa maniera provocano solamente danni.

Le buche, di cui è costellato il manto stradale manco fosse la via lattea, diventano voragini rendendo l’uso di moto e scooter impresa più difficile di una prestazione olimpica. La mancata pulizia delle caditoie ostruisce il defluire dell’acqua trasformando le piazze in piscine improvvisate. Anche il vento sveste i panni del “Ponentino” portandosi appresso le sabbie del Sahara che tutto colorano di polvere, provocando le imprecazioni e l’ira degli automobilisti appena usciti dall’autolavaggio.

Il tutto con una potenza che da queste parti raramente si era vista prima d’ora. Il territorio si scuote profondamente sradicando alberi in ogni dove, orfani inconsapevoli di un piano di gestione del verde pubblico. Iniziativa d'altronde difficile da organizzare e da gestire se l’organico del Servizio Giardini conta l’esiguo numero di 18 giardinieri, con cui gestire parchi, ville e aree verdi disseminate su un territorio di 1287 km quadrati. Tocca allora ai vigili del fuoco intervenire per rimuovere gli alberi caduti che si moltiplicano incessantemente.

Nella sola giornata del 29 ottobre sono stati oltre 340 gli interventi per ripristinare i danni provocati dalle cadute e dallo sferzare del vento, che tira giù tegole, cartelloni pubblicitari e tutto ciò che non è saldamente ancorato al terreno. In tutto ciò non manca mai l’imbecille armato di cellulare, che pur di fare il suo inutile video per fare il figo con gli amici su facebook, non esita un solo minuto nell’ostacolare la viabilità e i soccorsi con il suo stupido comportamento. La situazione atmosferica sembra voler rimarcare la triste condizione degradata di alcune zone della città, ormai abbandonate se stesse tanto da sembrare improvvisati set di film futuristici in stile Blade Runner.

Una macchia virulenta quella del degrado, che dalla periferia si allunga sempre più verso il centro, triste presagio di cosa diventerà la capitale se qualcuno non si prende drasticamente cura del suo stato malconcio. E’ proprio a ridosso del centro infatti, alla spalle della Stazione Termini che si è consumato l’atroce e ributtante atto di disumanità assoluta, che sembra essere tristemente in sintonia con questa ondata di eventi climatici avversi. Il cielo orribile di questi giorni di un colore grigio marcio ammuffito sembra essere vomitato direttamente dalla coscienza collettiva, che non si riconosce più in questa città incapace di opporsi a tanto orrore.

L’omicidio di Desirée, drogata e violentata in gruppo e trovata morta a Roma ha gettato tutti nello sgomento più profondo. Il suo corpo rinvenuto in un edificio abbandonato nel quartiere San Lorenzo, nella notte tra giovedì 18 e venerdì 19 ottobre 2018, ha inferto a tutti una mazzata in pieno petto. L’adolescente sarebbe stata prima drogata, poi violentata e lasciata morire senza pietà. L’autopsia ha confermato che la ragazza ha subito violenza sessuale e che ha assunto sostanze stupefacenti, mentre sembrerebbe che qualcuno l’abbia rivestita per confondere gli inquirenti.

Tutto questo è accaduto nel luridume abbandonato di un complesso di ex officine dello scalo ferroviario. Un non luogo dimenticato da ogni Dio, abitato solo da senzatetto e spacciatori. Per lo scempio sulla povera ragazza sono stati arrestati quattro rifiuti umani, due senegalesi e un nigeriano, mentre la provenienza del quarto verme sarebbe il Gambia. Si indaga inoltre anche su altre persone e non si esclude nemmeno la partecipazione di spacciatori appartenenti alla feccia nazionale. Per tutti l’accusa è di violenza sessuale di gruppo, cessione di stupefacenti, stupro e omicidio volontario.

Capi d’accusa quasi impronunciabili per chiunque sia titolare di uno straccio di coscienza. Secondo la polizia, gli aguzzini hanno somministrato stupefacenti all’adolescente per ridurla in stato di incoscienza per poi abusarne sessualmente, causandone poi la morte avvenuta dopo una prolungata agonia. Per quanto emerso finora dalle indagini sembrerebbe che la ragazza avrebbe potuto essere salvata, ma chi l’aveva drogata e poi violentata ha consapevolmente evitato di chiamare i soccorsi, condannandola a morte per una seconda volta dopo averla già uccisa dentro.

Sembrerebbe che gli assassini assistendo alla sua discesa verso la morte avrebbero anche detto “Meglio lei morta che noi in galera”. La giovane Desirée Mariottini aveva 16 anni, era di Cisterna di Latina un comune di 37mila persone nella provincia Laziale, uccisa dal lassismo, dal finto buonismo, dalla cieca appartenenza politica, dall’incapacità di comunicare e da quella di osservare il disagio giovanile, dalla retorica dell’accoglienza ad ogni costo e dall’incapacità di controllare la piaga dell’immigrazione selvaggia e senza regole, in un quartiere storico come quello di San Lorenzo a due passi dal centro di Roma.

C’è una gran voglia di soffiare via dalle narici questa puzza stantia di morte. Il gran ballo della vita ci obbliga a rituffarci nel mezzo delle cose e per fortuna, questa città meravigliosa ci viene sempre e comunque incontro. Non riusciranno mai amministratori, malaffare, politica e giochi di palazzo ad annientare la sua bellezza. Possono scalfirla, maltrattarla e sciuparla, ma come tutte le bellezze autentiche questa emergerà sempre prepotentemente.

Basta uno scorcio della cupola di San Pietro che fa capolino tra le case di Borgo Pio, per provocare la catarsi della mente e ricrearsi uno spazio vivibile in cui apprezzare quello che la città ci offre. Potrebbe aiutarci ad evadere, una visita alla mostra dedicata a Andy Warhol al complesso del Vittoriano. Un omaggio al genio della Pop Art in occasione del novantesimo anniversario della sua nascita.

Sempre nello stesso polo museale del Vittoriano, è possibile tentare l’evasione grazie a Pollock e ai 50 capolavori della collezione del Whitney Museum di New York: Jackson Pollock, Mark Rothko, Willem de Kooning, Franz Kline e molti altri rappresentati della Scuola di New York. Per lasciare che l’arte ci conduca all’astrazione liberandoci dal peso del quotidiano.

di Bruno Fulco