Si erge nel bel mezzo di Piazza Venezia, davanti al monumento del milite ignoto e invece di un albero di Natale anche lui sembra un monumento, “l’Abete Ignoto”. Una testimonianza alla memoria di tutti gli abeti di ogni specie, sacrificati per il breve tempo delle festività e che poi trovano una triste morte rinsecchiti dentro qualche cassonetto. Invece purtroppo non è così, quello che campeggia in una delle piazze più famose della storia di Roma è l’albero di Natale con cui l’amministrazione Raggi ha inteso omaggiare i Romani. Quello attraverso il quale diffondere l’immagine dell’atmosfera natalizia di Roma.

L’hanno chiamato “Spelacchio” ed il nome non abbisogna di alcuna precisazione. Il Sindaco di Roma ed i geni della lampada da cui è circondata hanno trascurato il fatto che grazie ai social network, di cui ogni turista si serve, la foto di Spelacchio immortalato migliaia di volte dai cellulari, ha fatto il giro del mondo autorizzando in maniera planetaria una facile ironia sulla già tartassata immagine della capitale d’Italia. Per fortuna la proverbiale ironia dei romani ha contribuito a sdrammatizzare questa tristezza. Sempre attraverso Fb, Twitter e Instagram si sono moltiplicati i post ironici sul povero Spelacchio.

Fotomontaggi, parodie cinematografiche tra cui una delle più riuscite è quella costruita con i personaggi dei film di Carlo Verdone, misti ai servizi dei Tg nazionali che in questi giorni hanno dato ampio risalto al disgraziato albero. L’altro fronte del sarcasmo romano si è dedicato al confronto con “Rigoglio”, l’albero del Vaticano che si rifà nel nome a quello di Papa Bergoglio e campeggia in piena salute in Piazza San Pietro. Ed è questa la più bella immagine natalizia di Roma, anche se tecnicamente sarebbe territorio dello Stato Pontificio.

Ma l’ironia lascia presto spazio alle riflessioni, la prima delle quali riguarda i dubbi che da Roma si estendono all’intera popolazione nazionale, cercando di dare risposta all’inquietante quesito su cosa sarebbe capace il M5s se vincesse le elezioni e governasse l’Italia? Quale crescita potrebbe produrre una movimento che non è in grado di organizzare nemmeno un addobbo di natale degno di questo nome? Purtroppo Spelacchio è l’immagine che meglio rappresenta lo stato di Roma in questo momento. Una città al limite della decadenza, che chiusa in se stessa perde attrattiva di giorno in giorno e in cui nessuno vuole più investire.

La questione dello stadio dell' A.S.Roma è emblematica in questo senso. Un imprenditore vuole costruire uno stadio, investire in infrastrutture che da solo il comune di Roma non realizzerebbe mai, creare indotto e forze di lavoro e invece niente. Invece di accoglierlo a braccia aperte viene ostacolato in ogni modo cercando di far fallire ostinatamente il progetto, allungando l’iter burocratico per anni. Per fare questo i poteri forti si appellano ad ogni scusa possibile, vincolando un’area che oggi è solo il regno di topi ed immondizia ed ignorando la grande occasione per riqualificarla.

Motivi ideologici e fintamente sociali, oltre allo spauracchio della presunta speculazione edilizia. Addirittura arrampicandosi sugli specchi, tentano di apporre il vincolo archeologico alla tribuna decadente del vecchio ippodromo di Tor di Valle. Toccano il ridicolo cercando di salvaguardare il “sedime”, cioè la sabbia su cui correvano i cavalli. Una pantomima infinita che in realtà, dietro i nobili scopi sbandierati ai quattro venti, nasconde solo la rabbia di costruttori e poteri forti che volevano mettere le mani in pasta in questo affare, distribuendo appalti agli amici come da Italica prassi consolidata. Una lotta estenuante, che ha fatto solo perdere a Roma quattro anni, visto che alla fine lo stadio si farà.

E’ tempo anche di pensare a cosa si desidera dal nuovo anno ed i Romani in questo hanno le idee chiare. In primis si aspettano di veder rimossi tutti quei Babbo Natale che penzolano dai balconi delle abitazioni, dimenticati dopo le festività e che sono brutti da vedere, specialmente ai primi caldi. Ma le aspettative maggiori le hanno sul fronte della soluzione ai problemi. Se non al loro definitivo appianamento, si augurano almeno di vedere i segnali di inizio di un percorso virtuoso su sicurezza, decoro e trasporto pubblico.

Sul fronte nazionale invece con lo scioglimento delle camere inizia la strada che porterà l’Italia a nuove elezioni. Sono in molti a sperare in un nuovo governo libero da personaggi come la Boschi, ministra in decolté che ha abusato della pazienza degli Italiani. Sempre presente nei talk show televisivi a spiegare i suoi rapporti inopportuni con Banca Etruria controllata da suo padre. In quello che sembra il capitolo successivo del grande librone dei rapporti sballati stato banca dopo quello del Montepaschi Siena. Storie tutte italiana che non hanno mai fine.

Oppure la ministra dell’istruzione Fedeli, che in barba alla sua carica istituzionale scivola con cadenza regolare su congiuntivi e forme grammaticali. Nell’attesa di assistere al nuovo casting del carrozzone Italia iniziano le grandi manovre della campagna elettorale, dove in un primo match M5s e Pd si litigano la paternità della legge sugli ambulanti. Una questione che potenzialmente potrebbe portare 500.000 voti in cascina.

Il freddo di questi giorni ha reso più piacevole passeggiare tra le vie del centro, per poi rifugiarsi in qualche locale a fare due chiacchiere davanti a qualcosa di caldo. Una piacevole pausa in attesa di qualche visita a mostre e musei. Questo mese la scelta è abbastanza facile ed anche concentrata nello stesso luogo, al Complesso del Vittoriano, proprio di fronte a Spelacchio. Due bellissime Mostre, da una parte “Monet” e dall’altra “I grandi Maestri della Fotografia Leica”, visitabili anche con biglietto in combinata.