L´Italia fa gola a tutti? Sì certamente. Il comparto agroalimentare, apparentemente, è quello che subisce i maggiori attacchi da parte di coloro che vendono come “prodotto italiano” ciò che non lo è. Il falso cibo “made in Italy” supera, infatti, un giro di affari annuo di 50 miliardi di euro. Ma non è solo per la bontà del cibo che il Belpaese fa gola agli altri!
 

Gli occhi “voraci” dei nostri vicini e non solo, hanno messo a fuoco da tempo tutte le eccellenze nostrane. Dall´interesse si è passato ai fatti e così l´Italia, ahinoi, si è trasformata in una fiera internazionale, un outlet permanente e tutto ciò é avvenuto senza che i nostri governi muovessero un solo dito. Anzi, sembrerebbe che essi abbiano favorito la stagione delle svendite. E come? Prima i governi dell´ultimo decennio hanno asfissiato le nostre aziende con un insopportabile onere fiscale, "su richiesta di Bruxelles", poi, l'asse franco-tedesco le ha comprate da imprenditori oramai indebitati e lasciati allo stremo delle loro possibilità finanziarie. La Lamborghini, la Ducati, l´Italcementi e altri colossi sono in mani tedesche da alcuni anni. Parmalat, Galbani, Eridania, Bulgari, Gucci, Buitoni, Sanpellegrino, Perugina, Motta, sono tutte finite in mani francesi. Insedit, la storica azienda marchigiana facente capo alla famiglia Merloni, è andata alla statunitense Whirpool. La Unilever franco-olandese ci porta via Algida, fondata a Roma nel 1945 da Italo Barbiani, poi la Sorbetteria Ranieri, Riso Flora, Bertolli e l’azienda di confetture Santa Rosa. La nordamericana Kraft Foods fa man bassa su Negroni, Simmenthal, Gruppo Fini, Splendid e Saiwa. E queste citate sono solo alcune delle oltre 830 aziende italiane che dal 2008 sono passate in mani straniere.

Si potrebbe obiettare che gli acquirenti hanno speso oltre 100 miliardi di euro per acquisire i pregiati marchi italiani, ma sono soldi incassati dalle vecchie proprietà che non hanno apportato al Paese nessun incremento di valore nell'ambito della produzione e distribuzione di beni e servizi, ovvero al posto delle aziende gioiello, ci ritroviamo gli antichi proprietari forse senza più conti in rosso o con un buon gruzzolo in banca, ma con certezza una maggiore disoccupazione.

 

In generale, si può dire che quasi il 50% delle acquisizioni straniere ha toccato il mondo del retail; lusso, moda, design, alta tecnologia, grande distribuzione. In sostanza, il meglio di casa nostra.

Questa è l’Italia che, purtroppo, viene mutilata impietosamente, pezzo per pezzo, azienda per azienda ed i grandi marchi e le grandi marche, un tempo orgoglio del nostro Paese, vengono arraffati da multinazionali estere spesso a prezzo di liquidazione. Un ghiotto outlet senza fine? Sembra proprio di sì!

A Fincantieri offriamo il 50% e la guida dei nostri cantieri di Saint Nazaire” ci propongono i bravi “cugini” francesi. A questo punto è d´uopo fare una precisazione: cugini per ingiustificato modo di dire; ci dovremmo chiedere chi era lo zio e perché godiamo di fregiarci di questo inesistente vincolo parentale, dal momento che lo usiamo solo noi, mentre i francesi, senza naturalmente generalizzare, storcono il naso, guardandoci con invidia così marcata ed evidente da rendersi insopportabili, specie quando usano la loro frase ricorrente nei nostri confronti: “Oh, les italiens!”.  

Detta offerta avviene dopo lo scontro del loro neo-presidente Macron col nostro Governo per aver bloccato l'acquisizione dei cantieri Saint-Nazaire (Stx France) da parte di Fincantieri, stravolgendo così quanto già pattuito mesi addietro col governo Hollande, e cioè, che detti cantieri sarebbero dovuti passare dalla fallita proprietà coreana alla proprietà del colosso nazionale pubblico Fincantieri.

E ciò, senza contare la furbata sempre del giovane Macron, che ha scalciato le nostre storiche posizioni in Libia, assicurandosi una trattativa preferenziale e diretta dopo il successo al vertice, promosso, a nostra insaputa, tra Sarraj e Haftar in quel Paese.

Dopo aver rubato a Santa Chiara, fecero le porte di ferro” verrebbe da dire. Sembra, infatti, che il nostro Governo, in forte imbarazzo per tante batoste ricevute si stia un pò (ma solo un pò) svegliando:

”... noi sotto il 51% dei cantieri Saint-Nazaire non scendiamo, perchè questi erano gli accordi” parole del ministro Calenda, che aggiunge a proposito di Telecom: “... su golden power niente da spiegare ai francesi, la norma è mutuata dal loro ordinamento”. E ritornando alla mossa della Francia su Fincantieri-Stx "... non si risponde nazionalizzando la Telecom, perché ad una fesseria non si risponde con una fesseria più grossa".

 

Politica del bastone e della carota? No davvero, siamo troppo buoni. Questa è la realtà e finchè non si sentirà il bisogno di riprovare il gusto di essere uno Stato sovrano e rispettato, di quelli che non si fanno prendere per i fondelli impunemente, rimarremo sempre terra di conquista e... penosamente, gli ultimi della classe.

G.&G.Arnò